Ognuno di noi ha una distanza che preferisce mantenere nelle relazioni: uno spazio tra noi e gli altri che ci fa sentire al sicuro. E’ una distanza fisica che manteniamo con le altre persone ma anche una distanza emotiva, ovviamente. Qualche volta è difficile sintonizzarsi con l’altro: possiamo sentirci invasi oppure allontanati e rifiutati; possiamo avere la sensazione che l’altro si senta invaso o possiamo sentirci tendenzialmente poco coinvolti, distaccati dall’altro.

Ognuno di noi, ogni relazione richiede perciò un processo faticoso per ricercare la giusta distanza che permetta a ciascuno di sentirsi a proprio agio.

C’è un racconto di Schopenhouer che ha come protagonisti due porcospini, che racconta metaforicamente bene il dilemma di questa ricerca.

C’era una volta, in una fredda giornata d’inverno un gruppo di porcospini che si rifugia in una grotta e per proteggersi dal freddo si stringono vicini. Ben presto però sentono le spine reciproche e il dolore li costringe ad allontanarsi l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li porta di nuovo ad avvicinarsi si pungono di nuovo. Ripetono più volte questi tentativi , sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non trovano quella moderata distanza reciproca che rappresenta la migliore posizione, quella giusta distanza che consente loro di scaldarsi e nello stesso tempo di non farsi male reciprocamente”.

Cosa possiamo imparare da questo racconto?

  1. Per sopravvivere emotivamente abbiamo bisogno del calore della vicinanza e cioè di relazioni nutrienti. Ognuno si sente scaldato da alcune comportamenti, atteggiamenti, abitudini. Non c’è un modo giusto o sbagliato ma c’è sempre un modo che ci è più familiare e che ci fa sentire al sicuro, in virtù della nostra storia. Occorre conoscere quel è il tuo: cosa deve accadere a te per sentirti “al caldo” e “al sicuro”? Lo sai già?
  2. Stare vicino ad un altro implica la possibilità di sentirsi feriti, di poter essere toccati dal suo modo di essere. L’intimità implica la possibilità di sostare un tempo sufficiente nella vicinanza, un tempo in cui è possibile toccarsi e urtarsi (quando le differenza ci fanno stare male). Questo spazio tra te e l’altro è anche uno spazio per ascoltarti: che emozioni provi tu quando l’altro si avvicina? Cosa fai quando ti senti ferito dall’altro? Quali sono le tue strategie preferite per proteggerti? Pensaci. Ti mantieni a debita distanza per paura di un’altra ferita o ti adatti ad una vicinanza dolorosa?
  3. Stare in relazione implica una sana fatica e tanti aggiustamenti alla ricerca della giusta distanza reciproca per ottenere il calore giusto per te e tollerare l’altro così come è, diverso da te. Se esageriamo con la vicinanza diventiamo fusionali, se esageriamo con la distanza non ci diamo la possibilità di gustare l’intimità che richiede tempo e familiarità con la vulnerabilità, nostra e dell’altro. Per arrivare a questo, spesso è necessario imparare a definire chiaramente all’altro fin dove vogliamo che arrivi: per te è facile comunicare quali sono i tuoi bisogni e i tuoi desideri?

Forse l’intimità è difficile da costruire proprio per questo: perché ognuno di noi ha da fare i conti con il timore della vicinanza o, al contrario, con il timore della lontananza. E’ un rischio che dobbiamo imparare a tollerare. Per sentirci amati e al sicuro. E per sentirci liberi di amare.

E adesso tocca a te: qual è la tua difficoltà più grande nel trovare la giusta distanza? Raccontamela se ti va e, se hai bisogno di aiuto per affrontare il dilemma, sai dove trovarmi, vero?

 

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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