Quando Francesca entra nella stanza, si abbandona alla poltrona e sospirando mi chiede “perché finisco per avere sempre amori e relazioni tormentate?”

È stufa di osservare la ripetizione, e alterna la sensazione di sentirsi sfortunata, alla rabbia che la porta a puntare il dito sull’attuale partner.

È una buona domanda da cui partire in effetti per esplorare sia il desiderio d’amore che ciascuno di noi si porta dentro, sia la paura di essere intimi che ognuno di noi ha. Non è una contraddizione: desiderio d’intimità e paura coesistono; la sfida è guardare con gentilezza entrambe, sia in noi stessi, sia nel nostro partner.

 

L’acceleratore e il freno: le sfumature delle relazioni tormentate

Desiderio e paura sono come l’acceleratore e il freno dell’intimità. A volte abbiamo un grande desiderio di vicinanza e acceleriamo, perdiamo il controllo, dimentichiamo il freno: a che serve proteggerci in quei momenti in cui siamo inebriati d’amore? Altre volte, anche in presenza del bisogno di vicinanza procediamo con il freno a mano tirato: è un’opzione che scegliamo con l’intenzione di essere prudenti e proteggerci ma crea altri danni; mette in moto relazioni tormentate.

Così, mi sembra che il freno all’intimità possa prendere forma in quattro modi di stare in relazione che potremmo chiamare quattro sfumature dell’amore tormentato.

 

1. La paura di essere obbligati a dare e l’amore bisognoso

Ci capita quando viviamo una relazione in cui temiamo sempre che l’altro, in virtù della vicinanza con noi, prima o poi, avanzi delle richieste. E noi temiamo di sentirci in obbligo di corrispondere, di sentirci vincolati da una serie di costrizioni e impegni.

Finiamo per sentirci iper-responsabili rispetto ai bisogni del nostro partner; per essere vicini paghiamo il costo di essere servizievoli e ciononostante potremmo sentirci comunque impotenti perché le nostre azioni potrebbero non essere abbastanza per saziare l’altro.

Ma dove abbiamo imparato che siamo amabili se facciamo stare bene l’altro? Dove nasce nella nostra storia la convinzione che amare significa accudire ed essere responsabili della felicità di chi ci sta vicino?

2. La paura di fidarsi e l’amore intermittente

In questo caso siamo molto sensibili all’alternanza di vicinanza-lontananza; incontriamo speranza e illusione mentre ci avviciniamo all’altro, dolore, delusione e senso di abbandono quando l’altro si mette a distanza. Qui la difficoltà è sentire di poterci fidare: dell’altro, ma anche di noi stessi. Se la vicinanza si mescola con il rifiuto azioniamo il freno a mano e tendiamo a rimanere in difesa per il timore che qualcosa vada male e per paura di rimanere feriti.

Ma come possiamo sanare questa diffidenza che ci impedisce di gustare la vicinanza di cui abbiamo bisogno? Come possiamo imparare a rassicurarci e confortarci per riposare nel ritmo naturale di vicinanza e lontananza?

3. La paura di perdere noi stessi e l’amore vigile

In questo caso siamo sensibili alle aspettative che sentiamo gli altri nutrono su di noi; qui probabilmente abbiamo fatto esperienza di una vicinanza affettuosa ma anche controllante e possiamo portarci dentro un vero e proprio conflitto: ascolto me e faccio quello che desidero o divento come mi desidera l’altro facendo quello come pensano sia meglio per me? Così rimaniamo sempre un po’ all’erta rispetto alla vicinanza perché temiamo che l’altro finisca per controllarci o cambiare qualcosa di noi.

Ma dove abbiamo imparato che l’amore può essere così controllante e interferente rispetto alla nostra possibilità di fiorire spontaneamente ascoltando i nostri bisogni? E da adulti possiamo imparare a sostenere la disapprovazione dell’altro per essere fedeli a noi stessi e allo stesso tempo rimanere vicini all’altro? Possiamo trovare per noi un’alternativa rispetto all’adattarci o ribellarci?

4. La paura di essere invasi e l’amore soffocante:

In queste relazioni ci sentiamo in difficoltà all’idea che l’altro possa invaderci nei nostri spazi. Associamo la vicinanza all’invadenza e siamo molto sensibili a proteggerci dall’intrusività dell’altro evitando quella spiacevole sensazione di essere divorati emotivamente, sopraffatti.

Ma dove abbiamo imparato a subire la vicinanza senza poter dire i nostri si e i nostri no? Senza poter rifiutare carezze, senza la possibilità di mettere confini sostenibili per noi?

 

Forse Francesca in qualche modo lo sa, si sente sfortunata ma allo stesso tempo è sorpresa e incuriosita della ripetizione.

Forse ad un certo punto lo scopriamo tutti: cerchiamo solo l’amore che ha il sapore di qualcosa che ci è familiare. Nelle relazioni di coppia desideriamo sentirci al sicuro ma contemporaneamente sentiamo anche la nostra vulnerabilità; cosi per sistemare le cose ci rifugiamo in relazioni che ci offrono qualcosa che conosciamo, che è prevedibile, benché spiacevole. Per proteggerci da quello che ci ha ferito in passato continuiamo a tormentarci nel presente.

Coltivare queste domande e portare la consapevolezza sulle convinzioni che disegnano il nostro modo di entrare in relazione ci aiuta ad usare intenzionalmente il freno e l’acceleratore. Ci permette di imparare a riposare nella vicinanza e confortarci nella distanza, procurandocela talvolta. Perché amare non sia un tormento ma un posto dove crescere includendo tutta la nostra vulnerabilità.

 

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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