“Perché mio figlio non mi ascolta?”

È una domanda che sento spesso, come sfogo esasperato da parte di genitori che parlano dei propri figli, di qualsiasi età. E che è proprio la domanda che mi ha fatto Marta, mamma di una bimba di tre anni, a cui rispondo con questo post, e che scrivendomi aggiunge: “è proprio vivace, non so proprio come fare. Le maestre a scuola ci hanno chiesto quali sono le nostre aspettative rispetto alla scuola ed io ho scritto proprio questo: che insegnino le regole perché io non riesco. Lo chiedo anche a te: perché non mi ascolta? Cosa devo fare?”

Cara Marta, rispondo a te ma anche a tutti quelli che affrontano questo stesso problema. Anch’io ho un bambino coetaneo di tua figlia, e capisco lo sconforto che come genitori ci prende in alcuni momenti educativi, in cui come adulti siamo a corto di energie. Ma questo post è l’occasione fermarsi insieme, per comprendere cosa sta succedendo. Dalla tua domanda intuisco che il tuo problema riguarda la disciplina della tua piccola, ovvero come far sì che lei obbedisca. Insieme a questa questione mi chiedi anche il perché e quindi il motivo per cui bambini e ragazzi si ribellano alle regole che gli diamo. Questo secondo punto è molto denso, proprio perché riguarda il significato che assume il loro rifiuto delle regole (cosa comunicano dicendo no?) e andrebbe visto caso per
caso.

Prima di rispondere alla tua domanda lascia che ti dica un paio di cose su questo tema:

  1. noi genitori di oggi siamo affascinati dall’idea del figlio acquiescente, obbediente che si adatta passivamente alle regole perché spesso abbiamo anche vissuto dentro questo modello educativo autoritario. Oggi, forse per fortuna, nessun figlio si adegua alla regola solo perché il genitore dice “perché lo dico io”. Se è morto il modello autoritario fondato sul potere è l’occasione di imparare ad essere genitori autorevoli che cioè sono a proprio agio con la possibilità di esercitare un certo potere che ha come finalità proteggere il figlio
  2. spesso mi pare di capire che il momento del capriccio o del conflitto viene vissuto come un fallimento dell’armonia nella relazione genitore figlio (non sono capace di farmi ascoltare/ lui non capisce) e invece no: è quello il momento educativo per eccellenza. E’ lì, quando le cose non filano lisce, che possiamo –tutte le volte che abbiamo l’energia per farlo- fermarci ad ascoltare il bambino e anche noi stessi (come ci sentiamo come donne, uomini, madri, padri quando nostro figlio protesta?)

E adesso torniamo al cuore della questione: come farsi ascoltare dai figli?

Se formuliamo il problema come “lei non mi ascolta” finiamo per pensare (e passare il messaggio) che il problema è di tua figlia. E invece io credo di no, Marta. Avete un problema tutte e due nella vostra relazione che diventa in alcuni momenti difficile (perché tu non ti senti ascoltata e lei neanche). Pensare questo ti dà la possibilità scegliere cosa puoi fare tu (che sei più adulta e quindi responsabile della vostra relazione) per innescare uno scambio più soddisfacente.

Fermati a riflettere su questo:

  • Tu hai chiaro cosa sente lei, quando dice no? Lei si sente ascoltata rispetto a questo?
  • che succede quando lei non accoglie una regola? Iniziate un braccio di ferro? Tu desisti?

Non so te, ma io mi sono accorta come mamma che spesso siamo noi adulti che non abbiamo tempo ed energie sufficienti per ascoltare loro. Non dobbiamo ubbidire alle loro proteste, certo. Ma in genere quando si sentono ascoltati genuinamente non investono tante energie nella protesta; il clima diventa ragionevole per sostenere le ragioni protettive della regola e loro trovano delle soluzioni creative per risolvere il loro problema. Un esempio su tutti è quello che ci capita spesso di fare quando ridefiniamo i loro sentimenti (“Sono stanco!” “ma non è possibile, ti sei svegliato da poco!”/ Andiamo? Non voglio giocare con lui! –dai, sei sol un po’ stanco!). E se ci fermiamo li per comprendere prima qual è il loro bisogno di quel momento?

Cosa sentono?
Poi, dopo l’ascolto, chiamiamo in causa le regole che sono utili per garantire abitudini protettive. Ma anche qui, per funzionare bene le regole facciamo in modo che siano poche, semplici (adeguate all’età) e che possiamo sostenere noi come adulti. Se creiamo una ripetitività per rimanere fedeli a queste regole i bambini e poi i ragazzi si sentono di abitare delle abitudini che diventano rassicuranti per loro.

Cosa ne pensi, hai anche qualche spunto in più per ritornare a ripensare alla routine con tua figlia, come Marta? Se anche tu vuoi continuare a parlare di questo tema puoi farmi le tue domande qui o possiamo trovarci dal vivo per approfondire il tema al prossimo incontro di PsicoCafè, il 27 Ottobre; parliamo di COME GESTIRE LE EMOZIONI DEI TUOI FIGLI. Puoi iscriverti qui.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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