Quando arriva qualche giorno di riposo non è raro sperimentare qualche difficoltà a godere del tempo libero e del riposo che ci siamo conquistati. 

Finché lavoriamo tutto bene (al massimo siamo stressati), ma quando ci fermiamo iniziamo a pensare; sentiamo la stanchezza e il bisogno di staccare la spina e prenderci del tempo per noi, ma spesso arriviamo alla sosta sfiniti e non riusciamo neanche a goderci il tanto agognato tempo per riposare.

Succede anche a te? A volte magari ti concedi tre, quattro, sette giorni di ferie ma quando finalmente arrivi a conquistarteli, con la testa fai fatica a fermarti davvero, non sai proprio come prenderti una pausa. Prima di riuscire ad entrare nell’atmosfera vacanziera ci vuole un po’ di tempo e a volte ce la si fa quando è ormai ora di ripartire.

La verità è che – come ci hanno insegnato a scuola guida – per fermarsi bisogna scalare gradualmente le marce e bisogna prevedere un tempo di frenata, per non farsi male.

Le pause, per poter essere godute, andrebbero preparate, come le altre attività. Dovremmo imparare a prenderci dei momenti in cui possiamo proprio fermarci senza sensi di colpa. E includere questa abitudine nella nostra vita quotidiana.

 

La pausa e i sensi di colpa

Quando ci fermiamo spesso viene a galla una sensazione di perdita: perdere tempo, perdere occasioni. 

Se siamo abituati a correre e metterci alla prova in una continua performance da un’attività all’altra, fermarci con un po’ di tempo libero può essere disorientante.

Quando finisce la sfida o il compito in cui abbiamo canalizzato tutte le nostre energie, si crea un vuoto difficile da abitare. Ma anche quando non riusciamo in un compito attraverso tutte le energie che abbiamo mobilitato, accendiamo le nostre difese per gestire la frustrazione. 

Le nostre strategie difensive ci aiutano a mantenere o ripristinare una percezione di sicurezza nel momento in cui sperimentiamo emozioni come rabbiaansia, disgusto, tristezza, gelosia, invidia, vergogna.

Ad esempio, spesso lottiamo con le nostre risorse fisiche e mentali, sfidiamo la nostra stanchezza anziché imparare ad ascoltare i nostri bisogni. 

Cosi passiamo da uno stato di allerta ad uno performativo senza mai sentirci davvero al sicuro. 

Per godere delle pause abbiamo bisogno di integrare nel nostro funzionamento la possibilità di rallentare, sentire e accedere cosi a quella parte di noi in cui ci sentiamo a casa, in un posto calmo, al sicuro.

La sosta e il senso di sicurezza

Fermarci ci permette di sentire come stiamo mentre viviamo le nostre esperienze e di accorgerci delle nostra sofferenza per lenirla. Quando rallentiamo attiviamo il nostro sistema calmante, un sistema di regolazione emotiva responsabile di emozioni piacevoli caratterizzato da stati emotivi come la calma, la tranquillità, l’appagamento ed il rallentamento che sperimentiamo quando non ci sentiamo in pericolo; la possibilità di accedere a questo modo di funzionare del nostro cervello è connesso anche a un maggior rilascio nell’organismo dell’ossitocina, una sostanza in grado di produrre sensazioni appaganti e calmanti.

 

Come iniziare a gustare le pause?

Abbiamo bisogno di imparare a scalare le marce gradualmente e ritornare a noi stessi per accorgerci di come stiamo e di cosa abbiamo bisogno.

La mindfulness ci aiuta ad allenare la nostra consapevolezza e la nostra attitudine alla compassione ovvero la nostra capacità di rispondere e alleviare le difficoltà che sperimentiamo momento per momento.

Ci aiuta comunque qualsiasi attività che ci permette di riconnetterci ai nostri sensi e ci aiuta ad abitare il tempo lentamente. Leggere, cucire, impastare, fare giardinaggio, scrivere, fare sport senza l’ossessione della performance, camminare in mezzo alla natura, sono solo alcuni degli esempi di attività analogiche che ci permettono di stare nell’esperienza. E di sentire -attraverso i nostri sensi- l’effetto che la vita ci fa.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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