Qualche giorno fa una persona raccontandosi diceva di sé stessa: “sembro forte ma in realtà mi sento molto fragile e questo gli altri non lo vedono, si aspettano sempre che io me la cavi”.

Ci capita spesso di osservare una dissonanza tra quello che gli altri vedono e come ci sentiamo dentro e non riusciamo a mettere insieme la parte forte di noi e quella fragile. Cosa ha dato agli altri la possibilità di vederci forti? Come hanno potuto farsi quest’idea di noi?

In fondo cerchiamo un senso di coerenza nella percezione della nostra personalità: siamo forti o siamo fragili? Ma soprattutto: che vuol dire essere forti?

A volte essere forti è stata l’unica opzione che ci siamo dati per cavarcela: abbiamo imparato a non chiedere aiuto per paura di essere un disturbo per gli altri, abbiamo ridimensionato le nostre difficoltà e le nostre emozioni, ci siamo dati da fare per passare oltre, ci siamo trovati a tirarci su le maniche ed essere di aiuto per gli altri.

Allo stesso tempo probabilmente abbiamo continuato a nutrire silenziosamente l’aspettativa che prima o poi gli altri si accorgessero di noi e dei nostri bisogni. Così, senza volerlo, il nostro impegno a cavarcela da soli e renderci trasparenti agli altri, ha offerto prove concrete del fatto che ce la caviamo bene da soli.

Dimostrare di farcela ed essere forti

Ad un certo punto, proprio nel momento in cui ci sentiamo in difficoltà, inizia una sorta di sfida con noi stessi, per dimostrare di essere forti; ci corazziamo nella relazione con gli altri, ci attiviamo con molte energie per farcela nelle nostre imprese e incominciamo a nascondere allo sguardo degli altri -e prima di tutto a noi stessi- i nostri bisogni, le nostre emozioni e la nostra vulnerabilità.

Contrastiamo la sensazione di essere fragili correggendola, invitandoci a cambiare, invitandoci ad essere performativi. 

Vogliamo dimostrare a noi stessi di farcela, dopo tanta fatica. E, come in tutte le performance, nasce il desiderio di fare sempre un po’ di più e contemporaneamente finiamo per non sentirci abbastanza; ci indaffariamo per conquistare quella sensazione di sollievo che raggiungeremo solo nel momento in cui avremo raggiunto il nostro obiettivo. Solo quando ci sembrerà abbastanza. Arriverà questo momento?

 

Dare valore ai nostri bisogni e alla nostra vulnerabilità

Confondiamo la nostra vulnerabilità con la nostra fragilità: non sono la stessa cosa. La prima è -anche etimologicamente- la possibilità di essere feriti ed è la misura della nostra capacità di sentire, la prova della nostra sensibilità; la seconda è la sensazione di poterci rompere mentre fronteggiamo le esperienze della nostra vita.

Così, evitiamo la nostra vulnerabilità togliendoci la possibilità di rimanere aperti a sentire tutte le emozioni che ci rendono umani per timore di percepirci fragili mentre entriamo a contatto con la vita cosi com’è. E invece, ironia della sorte, ci frantumiamo proprio quando non conosciamo quello che ci tocca e ci difendiamo continuamente da tutto.

Tutti siamo vulnerabili, perché tutti siamo stati feriti da qualcosa e siamo stati toccati dalla vita e da qualche sofferenza. Possiamo riconoscere il nostro sentire, possiamo dare un nome a quella mancanza. Possiamo darci, se vogliamo, la possibilità di mostrarla a chi ci sta vicino. Dire agli altri di cosa abbiamo bisogno significa prendere una posizione, assumerci una responsabilità rispetto a quella parte di noi che si sente in difficoltà. Per farlo con gli altri, abbiamo bisogno di dargli importanza noi per primi.

La nostra vulnerabilità chiede di essere protetta, maneggiata con cura, non corretta. Può essere valorizzata come succede ad Antonino con il suo pentolino, in un racconto delizioso che può servirti per spiegare ai più piccoli come i nostri limiti possono diventare i tratti della nostra unicità, una risorsa per affrontare il mondo.

Non dobbiamo scegliere se essere forti o fragili: possiamo riconoscere entrambe le parti di noi e tenerle insieme, come farebbe un genitore affettuoso. Possiamo scegliere se rimanere aperti per sentire tutta la gamma delle nostre emozioni e imparare ad averne padronanza e prendercene cura. Possiamo imparare ad avere fiducia nella forza che nasce dalla nostra vulnerabilità.  

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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