Nel post di oggi rispondo ad una domanda di Maria Rita che mi scrive: “Come rimanere coppia dopo un figlio? Le mille cose con il bambino stanno rischiando di raffreddare il desiderio e di conseguenza la relazione con mio marito; la nostra coppia ha subito uno scossone. Come fare? cosa consigli?” Innanzitutto grazie di questa domanda Maria Rita: credo che condividere queste esperienze nei contesti adatti, sia per le donne sia per gli uomini, è sempre utile perché ci protegge da quella sensazione di sentirci i soli ad affrontare una situazione difficile. Rispondo qui sul blog perchè credo possa essere di spunto per tante altre persone che nei momenti di passaggio della loro vita di coppia assistono ad un corto circuito fra amore e desiderio. L’arrivo di un figlio è sia una grande gioia sia una fonte di grande fatica fisica ed emotiva perché chiama in causa tanti cambiamenti, forse troppi da fronteggiare contemporaneamente. E’ un terremoto emotivo per ciascuno dei due partner perché si riaprono aspetti della nostra storia che erano rimasti sopiti e, dal punto di vista dell’intimità, molto spesso è un vero e proprio disastro erotico. Quella che stai vivendo quindi è un’esperienza che affrontano proprio tutte le coppie che transitano dal due al tre, dall’essere impegnati in una relazione fra partner all’essere anche genitori. In questo momento l’impegno di cura e di responsabilità verso i piccoli qualche volta, per ovvie ragioni, finisce per prendere il sopravvento sull’aspetto erotico. Ci sono ragioni pratiche perché avviene questo che tu avrai presente (stanchezza, mancanza di tempo, di sonno ed energie) e qualche volta ragioni fisiologiche molto frequenti (legate al post partum per la donna che condizionano anche l’incontro di coppia). Ma qui vorrei soffermarmi con te sui cambiamenti psicologici che riguardano la coppia e in particolare esplorare il perché avviene questo raffreddamento del desiderio, fermo restando il fatto che è un passaggio delicato e che non ci sono soluzioni preconfezionate per tutti (almeno, io non le conosco).
Va bene sentire tante cose contrastanti
La prima cosa che voglio dirti infatti è che in questo turbinio emotivo va bene sentire una serie di sensazioni contrastanti, sia per le donne, sia per gli uomini: sentirsi soffocati (dai nuovi compiti e dall’assenza dei precedenti spazi di nutrimento per se stessi) e sentirsi in colpa per questi sentimenti (posso amare mio figlio e sentirmi allo stesso tempo esausto, soffocato? Si, le due cose non si escludono). E ancora: sentirsi esclusi dalla relazione di coppia e non sentirsi compresi rispetto ai propri bisogni (possibile che non capisce che sono stanca? Possibile che non capisce che ho ancora voglia di lei, di uno spazio nostro?).
Amore e desiderio entrano in corto circuito
In questa transizione succede un’altra cosa importante: per la prima volta scopriamo la relazione (e i conflitto) fra amore e desiderio. L’amore si nutre di vicinanza, parla il linguaggio della cura, è incline ad essere responsabile, a proteggere, a condividere, a preoccuparsi ed esprimere reciprocità; è orientato verso l’altro. Il desiderio? Il desiderio si nutre di distanza, di mancanza, di un po’ di mistero, di ignoto, di sorpresa, di una certa sensazione di pericolo e di rischio che mi permette di immaginare l’altro e le possibili esperienze con lui/lei e mi fa desiderare, appunto, di avvicinarmi. Amore e desiderio -e qui è la fregatura se cosi possiamo dire- non coesistono in contemporanea; gli stessi gesti che alimentano l’amore soffocano il desiderio. Per stare bene abbiamo bisogno di trovare un modo di conciliare due bisogni contrastanti che abbiamo tutti: bisogno di sicurezza (un luogo ed una relazione che sentiamo casa) e il bisogno di libertà, di sentire di poterci ancora avventurare alla scoperta di qualcosa, di qualche parte di noi, dell’altro.
Come fare allora?
Credo che bisogna avventurarsi a trovare un nuovo equilibrio fra questi bisogni diversi, fra queste sensazioni contrastanti, fra vicinanza e distanza. Mi vengono in mente tre spunti, vedi se possono tornarti utili:
- Creare uno spazio per dare il benvenuto a tutte queste sensazioni contrastanti, sia rispetto a ciò che sta succedendo a voi individualmente, sia a come vi sentite cambiati come partner, sia ai dubbi e le fatiche che state incontrando come genitori. Raccontarsi è un primo passo che avvicina, senza problematizzare. Il tuo partner ad esempio sa quando ti chiudi? Quando ti spegni? E quando ti accendi di desiderio? Trova il modo di raccontarglielo.
- Coltivare un po’ di sana distanza: dal ruolo di genitori e dal menage familiare. Lo so che è difficile prendere le distanze da tante cose pratiche che richiedono la tua presenza ma a volte il fuoco ha bisogno di aria per accendersi. Quindi, pensa a te: cosa continua a nutrire te come donna? E lui come uomo? Quali spazi sono rigeneranti? Coltivare questo spazio –e questa sana distanza- anche quando ci sentiamo stanchi, ci permette di nutrire il desiderio della vicinanza. L’incontro con gli altri poi, aiuta a dare proporzione al terremoto emotivo e ci protegge dall’isolamento.
- Continuare ad avere spazi per “frequentarsi” come partner al di fuori della gestione pratica della routine quotidiana: oltre agli orari del pediatra, la spesa da fare e il condominio da pagare, c’è qualche momento e spazio che per voi che continua ad essere fonte di divertimento e distensione che potete ancora procurarvi (anche se con più acrobazie)?
E’ certamente una sfida impegnativa, che non riuscirà sette volte su dieci, ma vale la pena di essere abbracciata. In fondo tutte le transizioni e le crisi portano a galla ritornelli precedenti: risorse su cui potete contare e vulnerabilità rispetto alle quali potete imparare nuovi modi per proteggervi. Quale modo di essere due vi piace e vi manca? Quale modo di essere due può venirvi in soccorso adesso? Quale ferita personale ritorna a galla e chiede di essere guardata adesso, proprio adesso? Ti sono d’aiuto questi spunti? Buona ricerca delle risposte e se hai bisogno di un aiuto a sbrogliare le matasse, mi trovi sempre qui, a quattr’occhi o su Skype.
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Grazie per le riflessioni interessanti. Aggiungo due righe sulla mia esperienza, magari sarà utile a qualcuno. A me aiuta anche non farmi prendere dal panico: pensare che: 1.è una fase passeggera e che tornerò ad avere un po’ più di tempo, e 2.che non è solo responsabilità mia, ma anche del papà, cercare e trovare dei momenti per noi. A volte sono momenti davvero risicati, ma forse in certi periodi non si può pretendere troppo, soprattutto da noi stesse. Accettare che le cose cambino, che in certi periodi si sia più “collaboratori” che “amanti”, cercando di far sì che non sia così per sempre ovviamente, a me fa sentire più tranquilla 🙂
Grazie Giulia della tua esperienza. Aggiungi cose sagge! E’ vero, ricordarsi che è una fase transitoria e che si condivide con il partner la responsabilità di fronteggiarla, è proprio utile. Ti abbraccio!