Sono da poco rientrata dalle giornate intensive con i gruppi di libroterapia: è sempre un momento intenso ed intimo; ci dedichiamo del tempo per incontrare noi stessi e per condividere in un contesto protetto qualcosa di noi con gli altri compagni di viaggio. Leggiamo, meditiamo, scriviamo, passeggiamo, ci prendiamo dei tempi silenziosi per stare a tu per tu con noi stessi, e dei momenti per condividere. Capita di trovarci a commuoverci, a piangere. E poi anche a ridere tanto.

L’intimità con noi stessi e con gli altri ci fa entrare in contatto con le nostre emozioni; così, come sempre accade in queste occasioni, insieme al nostro sentire, si presenta anche il desiderio di sbarazzarci delle nostre emozioni, di evitare quelle più scomode.

Non sempre abbiamo confidenza con quello che sentiamo: tratteniamo il pianto, ci scusiamo per il nostro nodo alla gola, cambiamo discorso, ironizziamo (“stavolta il fazzolettino l’ho messo in tasca, ma speriamo che non serva!”), razionalizziamo (non so perché sto piangendo, alla fine sto bene, sono cose che succedono, non è che posso starci male…”).

Dal mio piccolo osservatorio clinico, mi accorgo che è sempre più frequente l’uso di cibo, alcol, fumo, shopping o cellulare come distrazioni alla nostra possibilità di sentire.

Sappiamo trovare tanti modi per allontanare le nostre emozioni difficili. Per evitarci, mentre sentiamo.

Il disagio di sentire le nostre emozioni

Temiamo di incontrare ciò che sentiamo perché spesso la nostra emozione è un ospite sconosciuto con cui non abbiamo confidenza e vorremmo scansare quel disagio. Cosa può succedere se aprissimo quella porta?

Facciamo la fantasia di rimanere travolti dalle nostre emozioni, di soffrire di più se guardiamo in faccia il nuovo ospite arrivato, di far soffrire gli altri intorno a noi.

A volte semplicemente non ci piace chi siamo, non ci piacciamo noi, quando siamo arrabbiati, invidiosi, annoiati, imbarazzati, vergognati, in ansia.

E invece ogni emozione porta un messaggio ed esprime un bisogno e il nostro compito è ascoltare. Prenderci il tempo di riconoscerle anche attraverso il corpo e decifrarle.

Avvicinarci alle nostre emozioni e decifrare i bisogni

Se vinciamo la tentazione di sbarazzarci delle nostre emozioni, se impariamo a fare amicizia con noi stessi quando sentiamo le emozioni spiacevoli, potremmo accorgerci che le emozioni sono segnali che vanno decifrati, non tanto combattuti o evitati.

Entrare in relazione con quello che sentiamo significa fare esperienza del nostro modo di entrare in relazione con quello che viviamo, accogliendo tutte le parti di noi stessi: la parte imbarazzata, quella arrabbiata, gelosa, invidiosa, annoiata, triste e depressa.

Lavorare con le nostre emozioni difficili significa avvicinarci con curiosità a conoscere quando ci sentiamo cosi, cosa ci diciamo nel nostro chiacchiericcio interno, e scoprire di cosa avremmo davvero bisogno momento per momento.

Cosi potremmo scoprire che l’invidia ci aiuta a sapere (e procurarci) quello che desideriamo e temiamo di non poter avere, la paura ci aiuta a proteggerci, la rabbia ci permette di affermarci, la tristezza ci permette di sentire la perdita e separarci, il senso di colpa ci aiuta a riparare eventuali errori o strappi nelle nostre relazioni.

Chiamare a raccolta tutte le parti di noi ci permette di non giudicarci per ciò che sentiamo ma darci udienza e farci trovare gentili e accoglienti per l’incontro con noi stessi. Perché -come diceva Terenzio- siamo uomini e niente di ciò ch’è umano ci è estraneo.

Continuiamo ad approfondire questo tema, passando dalla teoria alla pratica, nell’appuntamento di questo mese su Zoom: ci troviamo domani sera alle 19 e proviamo a rispondere insieme alla domanda: “Come gestire e allontanare le emozioni difficili?”. Se raggiungerci puoi iscriverti qui.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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