Stavo riflettendo l’altro giorno sul fatto che conosco un sacco di persone che ci tengono ad essere ritenute “forti”. Che si sentono meglio all’idea di essere “corazzate” di fronte alle difficoltà della vita.

La corazza assume svariate forme:

  • voler stare sempre su di morale, felici e sereni,
  • sentire di potercela sempre fare ad andare avanti nonostante le difficoltà,
  • sentire di non avere bisogno di nessuno (e di poter contare solo su se stessi),
  • “stringere i denti” quando si incontra una difficoltà, senza darsi il permesso accettarla e/o confidarla,
  • e infinite altre sfumature…

Sento tenerezza quando osservo tutto questo e la fatica legata a mantenere questa compattezza di fronte agli urti della vita e di ogni giornata.

E affiorano alcune domande che in questo post faccio anche a te:

  • Ma chi l’ha detto che bisogna essere forti?

  • Qual è poi la vera forza?

  • Come pensi di essere, se non “sei forte”?

Certo, lo so bene che la corazza è una protezione per non incorrere nel rischio di essere feriti e “sentire” male. Non a caso, la si indossa in guerra quando si percepisce un pericolo!

Non c’è niente di male ad esser forti, intendiamoci. Può essere disagevole se esser forte è l’unica alternativa che hai!

La corazza in guerra è assai utile ad esempio, al parco per giocare col tuo bimbo o prendere il sole, forse no!

Oggi voglio invitarti a pensare a cosa ti precludi se “la corazza” diventa l’abito che indossi di continuo:

  • puoi perderti la possibilità di lasciarti andare e manifestare quello che senti,
  • puoi sperimentare che le emozioni spiacevoli possono essere condivise e non ti travolgono (rimarrai vivo),
  • puoi chiedere e ottenere l’aiuto di cui hai bisogno (godendo della possibilità di ricevere),
  • puoi chiedere e non ottenere l’aiuto di cui hai bisogno imparando a tollerare le risposte negative (forse non è un rifiuto a te ma un’indisponibilità, per esempio),
  • puoi avvicinarti a quella parte “morbida” di te imparando cosa ti stanno comunicando la tua tristezza, rabbia e paura.

Ecco, secondo me tutto questo non ha a che fare con la fragilità. Ma con la possibilità di essere veramente umani, di sentire tutte le sfumature di quello che viviamo e di “maneggiarle con cura”.

E tu cosa ne pensi? come te la cavi quando senti che fanno capolino esperienze sgradevoli nelle tue giornate? Raccontamelo se ti va, sarò felice di ascoltarti! 😉

 

 

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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