Questo post nasce da alcune esperienze e da racconti di persone che stanno seguendo con me un percorso individuale, e che mi hanno fatto riflettere sul nostro rapporto con il silenzio. Per molti il silenzio quando si è con un’altra persona è imbarazzante. C’è chi si agita, inizia a pensare troppo, a mettersi sotto pressione perchè crede di dover trovare assolutamente qualcosa da dire e colmare quella sensazione di vuoto. Scatta la voglia di eliminare il silenzio, riempire quello spazio e far scomparire quel disagio che emerge. Ma perchè?

In realtà anche il silenzio comunica, come le parole. Il silenzio è discreto, mai minaccioso. A me piace pensarlo come un momento di libertà, utile per entrare in contatto con noi stessi. Certo, a volte esprime freddezza ma è anche un segnale di intimità, una connessione così profonda che non ha bisogno di nient’altro.

Quindi non è per forza un brutto posto da evitare! Anzi, potresti iniziare ad abitarlo per scoprire qualcosa in più, su di lui e su di te. Ma da dove iniziare? Per esempio la prossima volta che con una persona nuova si crea un momento di silenzio, non evitarlo. Abbraccia questa novità e:

  • Chiediti cosa ti imbarazza o agita. Davvero devi proprio coprirlo con delle parole e perché?
  • Cosa stai sentendo in quel momento? A cosa stai pensando? Mettilo a fuoco dentro di te. E chiediti se puoi darti la libertà di tradurlo in parole con la persona che ti è di fronte;
  • Se cominci a fare ipotesi sull’altro e sulle sue motivazioni del perché stia in silenzio, non tenertele per te. Verificale! Puoi dire: “vedo che sei silenzioso, a cosa stai pensando?”

Che ne dici, ci provi? E poi mi raccomando, passa qui a raccontarmi come è andata lasciando un commento oppure scrivimi!

 

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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