In questo post voglio parlarti di empatia, di mindfulness e dell’importanza che hanno per le tue relazioni affettive.
La mindfulness, spiegata semplice semplice, è un modo per coltivare la nostra consapevelozza di quello che stiamo vivendo nel momento presente, nel qui e ora. Per farlo ci si serve di un insieme di tecniche per portare la propria attenzione con gentilezza a quel che ci accade, intenzionalmente e senza giudicare quello che osserviamo.
Generalmente quando si pensa alla mindfulness si pensa a una possibilità (e a un metodo) per entrare in contatto con se stessi. Quello che ho osservato parlando con diverse persone è che, nella pratica, rimanere concentrati su se stessi sembra essere in contrapposizione con la possibilità di essere empatici. Cioè, come se implicitamente pensassimo: rimango focalizzato su di me o mi focalizzo sull’altro, comprendendo e abbracciando le sue necessità?
Il meccanismo che si innesca è del tipo “o faccio cosi o faccio colì”, come se le due cose si escludessero a vicenda.
La difficoltà che emerge spesso è quella di continuare ad ascoltare se stessi mentre si sta in compagnia dell’altro, soprattutto nelle relazioni affettive e di coppia. È come se, stando vicini all’altro, si creasse un rumore di sottofondo molto distraente, che rende flebili e sovrasta le vocine che vengono da dentro. Come se la vicinanza ci sbilanciasse verso l’altro, i suoi desideri e i suoi bisogni perdendo il nostro centro, il nostro equilibrio.
Ti è mai capitato?
Come si concilia allora la possibilità di essere empatici, ovvero di mettersi nei panni dell’altro fino a comprendere quello che sente, con il rimanere sintonizzati e focalizzati su se stessi?
In altre parole, come può essere utile la mindfulness per le tue relazioni?
Imparare a rimanere centrato su di te, che non significa diventare un monaco zen, mentre stai in relazione ti permette di:
- Osservare e ascoltare l’altro e se stessi senza giudizio: vuol dire proprio spogliarsi delle etichette morali di “giusto/sbagliato, buono/cattivo” ma provare ad accoglierli, prima di valutarli;
- essere consapevoli delle nostre aspettative (e decidere di esplicitarle o sospenderle): vuol dire fare chiarezza dentro di noi delle aspettative che spesso viaggiano sotto traccia (“se io faccio questo per andarti incontro, poi è ovvio (!?) che mi aspetto in cambio quest’altro”) e che invece se le guardi faccia a faccia puoi farle diventare richieste esplicite (confrontandoti con la risposta, vera dell’altro) o puoi scegliere di lasciarle andare;
- Accettare l’altro cosi com’è rinunciando al desiderio di cambiarlo ovvero lasciar essere piuttosto che controllare: questo è figlio del primo punto. Se impari ad accogliere quel che viene a galla senza accanirti per cambiarlo puoi davvero scegliere quello che è in tuo potere fare: accettarlo? Cambiare strada?
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