Qualche settimana fa mi hanno chiesto: “Come faccio ad aiutare chi non sa di averne bisogno? Che non vuole aiuto o che non si rende conto di avere bisogno di un aiuto psicologico? Osservo il suo malessere, accolgo le sue lamentele e gli sfoghi, ma capisco che io non basto. Ma come posso suggerirgli un supporto professionale, se non ho abbastanza confidenza?”
Ci sono due vie per aiutare chi non sa di averne bisogno:
- Se la persona sa di avere un problema ma non vuole aiuto: in questo caso, possiamo dispiacercene o soffrirne, ma non possiamo fare nulla per costringere o convincere qualcuno a preddere provvedimenti. Se facciamo pressione all’altro, si sentirà criticato e invece di concentrarsi sul suo problema in modo obiettivo, si impegnerà a contrastare la soluzione che gli viene proposta e che non aveva chiesto. Non dimenticare che la persona fa i conti con una difficoltà e i modi per affrontarla sono molto soggettivi: ognuno di noi ha bisogno di tempo e risorse per imparare a chiedere. Quella risorsa puoi essere tu. Come? Se è un parente o un caro amico, puoi cercare di innescare una dinamica diversa, mettendoti in gioco per prima tu. Prova a chiederti: perchè questa persona ha trovato il modo di comunicare attraverso questa difficoltà quello di cui ha bisogno? Cosa posso cambiare del mio comportamento per non rinforzare questo meccanismo? In questo modo sarai un vero e proprio modello ispiratore. Se invece non hai confidenza, puoi raccontare la tua esperienza e quello che hai imparato. Le esperienze battono le lezioni, 10 a 1!
- Se la persona sta male ma non si rende conto di avere bisogno di un aiuto psicologico: la cosa più utile da fare è stare vicini mostrando interesse – se è genuino – attraverso domande e senza consigli non richiesti. Come? Puoi aiutare a mettere in luce i costi che sta pagando, i limiti che gli impone, le implicazioni pratiche che subisce. In questo modo la aiuterai a trovare la motivazione a fare qualcosa per eliminarli. O ancora, puoi chiedere: “come sarebbe la tua vita senza questo problema?” Solo domande, non consigli. Le domande infatti attivano dei processi di cambiamento dentro di noi, anche se non abbiamo subito le risposte. Infine, c’è una cosa potentissima a cui puoi attingere: come sopra, raccontare di quella volta che ti sei fatto aiutare. Più potente di mille consigli, se c’è stata, è l’esperienza che ha funzionato.
E tu hai sperimentato altri modi per aiutare qualcuno che non vuole aiuto o non sa di averne bisogno? Raccontamelo qui o se hai voglia di esplorare da vicino un caso particolare mi trovi qui.
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