Provengo da una famiglia numerosa e le prime volte che ho preso le distanze da quella casa in cui sono cresciuta e mi sono trovata da sola, diciottenne, in un’altra città, riempivo i silenzi di quei nuovi spazi con la compagnia della radio, della tv, di nuovi amici da conoscere, proprio per schivare la solitudine.

Crescendo ho imparato ad amare una certa solitudine fatta di silenzi che mi rimettono a fuoco e, allo stesso tempo, conosco e soffro la sofferenza che nasce dalla sensazione di sentirci soli anche quando siamo in compagnia.

La solitudine può essere una condizione che ci lascia a nostro agio fino ad esserci amica o al contrario può essere così temuta o mal tollerata da indurci ad evitarla con tutte le nostre forze.

Imparare ad abitarla, prendendo confidenza con un tempo solo per noi, in compagnia di noi stessi, è una conquista importante nella nostra crescita.

Ad esempio, un bambino che sa giocare da solo è un bimbo che impara ad intrattenersi con i propri pensieri, ad autoregolarsi, a tollerare la noia se sorge, a mantenere l’attenzione ed essere creativo. Ma per essere capace di stare solo quel bimbo deve aver fatto un’esperienza profonda di vicinanza, di essere con l’altro.

Può sembrare strano ma funzioniamo così: per diventare adulti autenticamente indipendenti dobbiamo aver fatto l’esperienza di una sana dipendenza. Da piccoli facciamo scorta di esperienze relazionali che possiamo portarci con noi nella stagione dell’adultità che spesso richiede la capacità di tollerare distanze, silenzi e solitudini.

Così, se le cose vanno sufficientemente bene, quando siamo soli possiamo ritrovare dentro di noi una compagnia simile a quella che abbiamo ricevuto e vissuto nel primo tempo della nostra storia: quanto ci siamo sentiti protetti e supportati? ci siamo sentiti visti? l’altro ha saputo leggere i nostri bisogni? e quanto sappiamo sostenerci e ascoltare oggi i nostri bisogni?

 

 

Perché evitiamo la solitudine

Spesso evitiamo la solitudine perché in questa condizione ci ritroviamo in compagnia dei nostri pensieri ricorrenti e delle nostre emozioni. Sono convinzioni o dubbi su noi stessi con cui non abbiamo fatto pace e ogni volta che tornano a galla si portano dietro un bagaglio di emozioni spiacevoli: ci fanno sentire scoraggiati, vergognati, tristi, arrabbiati, annoiati, vuoti, disorientati.

Stando soli sentiamo quello che c’è nel presente della nostra vita e soprattutto quello che manca.

Cosi, a volte potremmo vivere la solitudine come un tempo vuoto da riempire o tappare; ci adoperiamo a cercare il tappo giusto per non sentirla: una relazione, un’attività che ci riempie il tempo, un passatempo per distrarci, un cibo anche se non abbiamo fame, una birra per allentare una vaga spiacevolezza, una scorpacciata di serie tv.

 

Perché ricerchiamo la solitudine

La solitudine può essere un modo per fuggire o un modo per restare, per tornare a casa dentro di noi. Possiamo ricercarla per evitare gli altri, per sottrarci dal peso delle nostre responsabilità, allo stress che nasce nelle nostre relazioni.

Oppure, al contrario, possiamo ricorrere alla compagnia di noi stessi per metterci a fuoco: un tempo per accorgerci e fare chiarezza su cosa stiamo sentendo, per riflettere ed entrare in contatto profondo con ciò che stiamo vivendo. Talvolta può essere l’occasione per chiederci di cosa abbiamo bisogno e questa domanda apparentemente semplice può aprire la strada ad intuizioni, emozioni, blocchi, paure che ci portiamo dentro.

Per stare bene abbiamo bisogno di alternare momenti di intimità con noi stessi e momenti di compagnia e connessione con gli altri.

 

La solitudine meno evidente

La nostra esperienza e la nostra sensibilità può aiutarci anche a riconoscere la solitudine che sorge dentro relazioni in cui magari ci sono tante conversazioni ma poca condivisione intima. Quante cose possiamo non dirci mentre siamo vicini? Quanti argomenti evitiamo di toccare per non ferirci? quante cose mandiamo già per paura di perdere l’altro? quali relazioni ci nutrono veramente?

Nella stanza della terapia impariamo a fare amicizia con la solitudine perché impariamo a decifrare i nostri bisogni e questa consapevolezza può aiutarci a procurarci il calore e la vicinanza di cui abbiamo bisogno, sia quando siamo soli, sia nelle nostre relazioni.

Stare da soli e sentirci soli sono due esperienze molto differenti e non sempre coincidono. Forse possiamo iniziare ad esplorare questo tema chiedendoci qual è -in questo momento della nostra vita- il nostro rapporto con la solitudine: somiglia alla relazione con un’amica di vecchia data o ad un incontro in ascensore con un’estranea che ci mette a disagio?

Se vuoi continuare ad approfondire questo tema lo facciamo insieme, nell’appuntamento gratuito di questo mese su Zoom. Ci troviamo il 24 Marzo alle 19 e parliamo di come esserci per l’altro (partner/figli) senza sacrificarci o perdere di vista noi stessi. Se vuoi raggiungerci, puoi iscriverti qui.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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