Per sentirci efficienti dobbiamo rispondere subito a quella mail, a quel messaggio, a quell’altra richiesta. Altrimenti ci sentiamo inefficienti, incapaci, inadeguati, a seconda delle situazioni.
La sensazione di doverci sbrigare pervade spesso le nostre giornate riempiendola di momenti di impazienza, di fretta, di irritazione. E questa pressione spesso pervade anche scelte che riguardano aspetti delicati della nostra vita.
Ti ritrovi anche tu in questa esperienza?
Questo ritmo veloce a volte dipende da noi, altre volte dal contesto in cui siamo immersi e finisce per travolgerci e trascinarci dentro. Correre non è un problema per se stesso ma credo che diventa un problema se questo diventa l’unico modo di vivere il tempo che abbiamo a disposizione.
Ogni tanto mi fermo a pensare cosa rischio di perdere in questa corsa. E mi sembra di intuire che mi tolgo il
tempo di riflettere, di fare spazio a quell’intuizione, di gustare, di osservare. Di aspettare. Tu che rapporto hai con le attese? Sono esperienze fastidiose o degli spazi che abiti volentieri? Sembra un argomento astratto ma ti faccio qualche esempio così puoi fermarti ad osservare quanti ambiti concreti della nostra giornata tocca:
- Come gestisci quei momenti in cui rimani in attesa di una risposta?
- Come vivi i momenti morti in attesa di raggiungere il posto di lavoro o quello in cui fare una
commissione? - Come vivi il tempo di preparazione in vista di un evento o di una ricorrenza?
- Che atteggiamento nasce dentro di te quando in una relazione ti accorgi che tu e l’altro avete tempi diversi di gestire un’attività, di vivere un’esperienza, di maturare delle scelte?
È uno stato di incertezza che fa nascere molte reazioni automatiche dentro di noi. Come vivi quello spazio vuoto che esiste tra noi e l’esperienza successiva? In genere tendiamo a riempirlo, o a addirittura a prevenirlo. E invece, sai che è utile persino per un neonato che ci sia un breve lasso di tempo vuoto prima della risposta rassicurante della madre al suo pianto? È proprio quel tempo, quell’attesa, che serve al bimbo per sentire il proprio bisogno e – un po’ alla volta, esperienza dopo esperienza – associarlo ad una risposta.
Che succede invece se preveniamo il vuoto e togliamo l’attesa? Ci perdiamo la possibilità di sentire di cosa abbiamo bisogno.
Perché ritornare ad attendere
A cosa ci serve quindi riconquistare il tempo dell’attesa? Ci aiuta ad entrare in contatto con diverse cose:
- il tempo dell’attesa ci permette di pregustare un evento e quindi di entrare a contatto con le nostre
aspettative e con il valore che ha ciò che stiamo per fare. - ci permette di riflettere su di noi e su quello che stiamo vivendo con un po’ di distacco: spesso in
questo spazio meno ravvicinato al problema nascono delle buone intuizioni o soluzioni - ci permette di entrare in contatto con il desiderio, che è prezioso perché indica qualcosa che si vuole
ma non si ha, ed è il motore che ci muove a fare grandi cose quando siamo appassionati. - Serve a concedersi tempo: a volte l’attesa è proprio necessaria per conseguire dei risultati. Guarda la natura!
Imparare a sostenersi nell’attesa significa poter tollerare una buona dose di cose ignote e recuperare il valore della lentezza, del rallentare per osservare, del fermarsi per assaporare.
E io ti consiglio di farlo proprio adesso, che stiamo per catapultarci nel periodo più frenetico dell’anno: lo sai, manca poco più di un mese al natale.
E tu come vuoi vivere questo tempo di attesa? Ti piacerebbe cadenzare il passo con uno strumento che può
aiutarti adesso (e in qualsiasi momento dell’anno) a fermarti e riconquistare il tuo tempo lento?
Sto preparando una sorpresa per te per tutto il mese di dicembre: niente cose da fare, da aggiungere a
quelle che hai già, ma ho pensato a dei regali, da aprire quando vuoi e con il tuo ritmo, per ispirarti e aiutarti ad affrontare ogni bisogno e stato d’animo.
Ma te l’ho detto, è una sorpresa, e non posso ancora svelarti tutto: ti anticipo però che racconterò tutto nella prossima newsletter: iscriviti qui per conoscere in anteprima cosa ti ho preparato.
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