C’è un’abitudine che si presenta spesso nelle relazioni. È qualcosa che abbiamo imparato prestissimo, e che ha definito la misura di quello che ci permettiamo di esprimere agli altri e di quello che invece tratteniamo. A volte è un processo fluido, questo del dare e del tenere per sé, altre è rigido e molto controllato. Luca ad esempio, che sta facendo un percorso con me, racconta questa sensazione così:  “Ci sono cose che non riesco proprio a dire. Mando giù il boccone amaro. Ma poi a volte sbotto e mi sento in colpa”.

Trattenersi e sbottare

Trattenere e inghiottire è un movimento verso l’interno di pensieri ed emozioni che nascono in una relazione. Ci vuole un bel po’ di energia per farlo e una buona dose di autocontrollo. C’è un timore di mezzo: “cosa potrebbe accadere se mi lasciassi più libero, se non mi tenessi tutto dentro?”.

Questa paura ci fa intravedere scenari negativi, pericolosi per la storia di ciascuno di noi. E così la soluzione migliore ci sembra sempre quella di mandare giù il boccone. Sbottare è la reazione opposta: è un movimento impulsivo verso l’esterno. Lo facciamo perché perdiamo il controllo, che fino a quel momento avevamo rigidamente mantenuto: vuotiamo il sacco senza darci molta possibilità di scegliere cosa dire, come e quando farlo. La misura diventa cosi colma da non poter contenere niente altro. E il risultato non ci restituisce il più delle volte un’immagine di noi che ci soddisfa.

Il dubitare di se stessi e il senso di colpa

In entrambi gli scenari c’è un ospite sgradito: la sensazione di dubitare di noi stessi. Assume svariate forme: ritenere che l’altro abbia più bisogno, più diritto, più ragione a sentire o pensare quella data cosa; sentirci esagerati o cattivi nel far presente quel sentimento o quel principio. Il senso di colpa compare proprio per questo: perché ci piacerebbe rimediare a quella differenza che dentro di noi si configura come un confronto in cui noi siamo meno e l’altro più. Che fatica! E che sofferenza a trattarci cosi!

Le formulette per essere assertivi non servono a nulla

Per questo, le formulette per essere più assertivi, per dire più no, quelle che ci invitano a comportarci diversamente (per non ingoiare o non sbottare) non servono a nulla. Ci permettono di cambiare un comportamento, ma non una postura interiore che manteniamo mentre stiamo in relazione con l’altro. Per stare con l’altro, in modo che entrambi possiamo mantenere la stessa percezione di valore su noi stessi e sull’altro dobbiamo lavorare su quella leva del controllo e sulla paura sottostante. Con quale obiettivo?

  • Essere più liberi e spontanei nella relazione con noi stessi. Liberi di fluire e di scegliere cosa tenere con noi per proteggerlo e cosa condividere per lasciarci liberi. In entrambi i momenti a guidarci è la possibilità di scegliere e non la paura. E questo fa tutta la differenza.
  • E ci permette anche una maggiore intimità con l’altro. Inghiottire bocconi amari ci mette a distanza, ci chiude in una bolla che ci separa dall’altro. Sbottare ci fa vuotare il sacco, scaraventando in malo modo ciò che portiamo dentro davanti all’uscio dell’altra persona. Invece raccontare e definirci ci permette di condividere, fare parte, conoscere e farci conoscere.

Se anche tu ti trovi ad oscillare tra il mandar giù e l’esplodere, possiamo lavorarci insieme per riacquistare quel senso della libertà con te stesso e dell’intimità con l’altro che ora ti manca. Possiamo farlo dal vivo o su skype, ti va?

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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