Ci sono relazioni di coppia che finiscono all’improvviso, lasciando nello stupore e nello sbigottimento uno dei due; ci sono rotture che sembrano degli uragani inspiegabili. Avvengono in coppie che, dall’esterno, appaiono quasi perfette. A volte la rottura avviene con il ghosting: uno dei due si dilegua, senza dare più segni di sé, proprio come un fantasma. Nessuna spiegazione, e ogni tentativo di contatto viene sistematicamente ignorato. A volte la persona lasciata si ritrova anche bloccata sui social, dall’oggi al domani. Purtroppo non sono rare le relazioni che si chiudono così, in pochi secondi e altrettanti clic. E hanno dei correlati psicologici dolorosi sia per chi fugge, sia per chi subisce la fuga.
Il mito dell’armonia
Ci sono delle caratteristiche che accomunano queste coppie: una in particolare è il mito dell’armonia. Il mito dell’armonia richiede spirito di sacrificio per essere coltivato. Si condividono tante cose, ma spesso ad un livello di esperienze, di fatti e non di significati (cosa significa per me quello che mi dici? Come mi sento? E tu?). Per il mito dell’armonia si preferisce evitare il conflitto, si cercano compromessi per venirsi incontro. La conciliazione e il senso del noi sono delle priorità per queste coppie, e per questo si attivano per trovare delle soluzioni.
Ma ci sono strade che non si incontrano.
Non ho nulla contro i compromessi, ma so che a volte non ci sono. In alcuni casi infatti sono un modo per nascondersi e fuggire l’intimità. Se io voglio andare a pranzo dai miei e tu vuoi andare in montagna tutto il giorno, non è andando in agriturismo che risolveremo il problema.
Ognuno avrà perso qualcosa del proprio bisogno più profondo per una soluzione apparentemente buona. Spesso, indaffararsi a cercare compromessi, è un modo economico per risolvere un contrasto esteriormente, senza spiegarsi profondamente all’altro e rimanere fedeli a se stessi.
L’intimità non è un processo di soluzione di problemi. L’intimità, quella emotiva, ci permette di lasciarci toccare e di rimanere intimi a noi stessi; è uno scenario che si dischiude quando si passa dal livello della ricerca della soluzione a quello della comprensione del mondo dell’altro. A volte ci si scopre distanti,e tollerare questa distanza cercando di saperne di più di ciò che sente l’altro è l’unica cosa su cui possiamo trovarci.
Il cambiamento non è mai improvviso
Quello che viene percepito come improvviso spesso è l’ultimo atto di un processo di distanziamento emotivo graduale, a volte reciproco. C’erano cose che per uno dei due non andavano abbastanza bene ma c’erano altrettanti modi per “andare avanti”, per evitare di dire e per “fare pace”. Così si può finire per stare fisicamente vicini ed emotivamente inglobati in una bolla che ci tiene distanti dall’altro e – in fondo – anche da noi stessi.
Cosa fare allora?
Secondo me la strada è una e non è facile. È quella di allenarsi a coltivare questa vicinanza emotiva, prima con noi stessi e poi con l’altro. Tollerare questa vicinanza, rimanere presenti a tutti i cambiamenti che avvengono dentro di noi e dentro l’altro. Ci vuole tempo, certo. Per accorgerci di quello che sentiamo e di quello che pensiamo ci vuole un piccolo spazio di tempo nelle nostre giornate. Per accorgerci di ciò che sente l’altro, ce ne vuole un pezzetto di più. Per litigare, per dirsi delle verità ci vuole tempo. E il problema non è tanto litigare ma sentire dentro di noi la possibilità di sostenere quella differenza, quella verità. Permettere e permettersi di essere fragili di fronte all’altro.
Sta per partire la seconda edizione del gruppo di lettura Libri, chiacchiere e cioccolata. Il focus di quest’anno sarà proprio sulle relazioni affettive. Utilizzeremo i libri come specchi per guardarci dentro, per prenderci cura di noi stessi e per cercare di “Capire l’amore fra le righe” e, prima di tutto, di riconquistare un po’ di familiarità e intimità con noi stessi. Se vuoi saperne di piu qui trovi tutte le informazioni e qui puoi iscriverti per partecipare all’incontro di presentazione, il 6 marzo alle 18.
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