C’è un fenomeno tutto contemporaneo e per lo più femminile secondo me, per cui diventiamo curiosi e talvolta invidiosi di come le persone che per qualche ragione stimiamo, riescano a fare tutto. Come fai a fare tutto? Me lo sono sentita chiedere qualche volta e lo sento dire spesso da altre donne. La mia risposta peraltro è che non faccio affatto tutto: scelgo di volta in volta cosa fare, come posso.

Ma spesso, le risposte che attiviamo per rispondere a questa domanda che facciamo prima di tutto a noi stessi sono faticose perché è la domanda che ci porta fuori strada. Perché è cosi importante per noi riuscire a fare tutto? In questo post perciò parlerò soprattutto alle donne, senza escludere dalla conversazione gli uomini ovviamente.

 

Obiettivi irrealistici nutrono stress e senso di inadeguatezza

E’ vero, a tutti noi oggi è richiesto di barcamenarci fra più ruoli, come abili giocolieri. E le donne appunto sembrano essere più sensibili a questa aspettativa di eccellere su più fronti, su più ruoli relazionali. Pretendono tanto da se stesse: di essere lavoratrici efficienti, madri presenti, compagne e casalinghe ineccepibili. Il focus spesso in questi casi non è tanto sul perfezionismo o sull’efficienza ma sul riuscire a realizzare più cose possibili insieme, su come orchestrare alla meglio infiniti ruoli.

Per rispondere a questa domanda si mettono alla ricerca di dritte per diventare più capaci di fare tutto e farlo al meglio. Il costo che si paga, quando non si riesce a fare tutto, è di sentirsi piuttosto inadeguate e sopraffatte, con grandi sensi di colpa. Capita anche a te o conosci qualche donna a te vicina che vive questa esperienza?

Certo, spesso un equilibrio lo troviamo fra tutte queste attività e questi ruoli. Qualche volta questa richiesta diventa una pressione in sottofondo e rischia di essere un turbinio in cui è difficile e pericoloso orientarsi perché le aspettative di fare sempre di più e sempre bene ci può fare sentire sempre insoddisfatti e mai abbastanza. E più ci sentiamo cosi, più tendiamo a sfidarci, pretendendo di far da sole con la sottile soddisfazione di poter dire “mi arrangio, tanto devo fare tutto da sola” e poi, dimostriamo di farcela. Rinunciamo a chiedere e rinunciamo agli altri perché “non collaborano come vorrei, devo sempre star li a ricordare le cose”.

La soluzione, come dicevamo, però non è far di più e meglio escogitando strategie per sentirsi più adeguati. Il punto, critico, risiede proprio nella domanda che facciamo a noi stessi quando pretendiamo di essere cosi tanto eccellenti su più fronti. Perché devi fare tutto? Se la domanda è irrealistica, la risposta -sana- non si trova mai.

 

Farcela e non farcela: qual è l’idea di valore e di competenza

Sotto questa concezione del farcela e non farcela c’è un’idea che abbiamo di noi stessi: sono adeguato e di valore se riesco a fare tutte queste cose insieme. Il fatto che siamo capaci di fare una data cosa non significa che dobbiamo farlo necessariamente, per dimostrarlo a noi stessi o qualcuno. Possiamo ancora scegliere.

Per scegliere con consapevolezza dobbiamo poter valutare anche i costi di un dato comportamento. Tu lo sai qual è il costo che paghi per essere sempre cosi multitasking?

Fare tante cose e pretendere di farle come-dici-tu è una strategia per alimentare il senso del fallimento. Abituarci a soddisfare le esigenze di tutti (e talvolta riuscirci) alimenta il senso di inadeguatezza perché ci troviamo a rispondere sempre alle aspettative di qualcun altro. E alla fine finiamo per addormentare la consapevolezza sulle nostre aspettative su di noi.

 

Che fare?

La tentazione quando ci sentiamo di non essere abbastanza è cercare strategie per fare ancora di più e ancora meglio ma non funziona. Indovina perché? Perché non è mai abbastanza per noi. La cosa più utile, e contro-intuitiva, è fermarsi a riflettere su quale sia il modello di competenza, di successo e di riuscita stiamo inseguendo.  Puoi iniziare da qui, a far luce sulla questione, partendo da queste domande: che succede, dentro di te, se non riesci ad orchestrare tutti i ruoli che hai? Cosa vuoi fare davvero tu, per soddisfare te?

E poi, puoi iniziare ad esplorare la possibilità di sperimentare qualcosa di diverso:

  • prova a rallentare: gli altri molto probabilmente ti ricorderanno per quei no che hai saputo dire, e tu guardandoti indietro, ti ricorderai di sicuro delle tue soste, di quella volta che hai fermato la macchina all’improvviso per goderti la distesa di papaveri e scattare qualche foto;
  • inizia a delegare: lo so che è difficile perché ti sembra di perdere il polso della situazione e non hai la garanzia del risultato come-lo-fai-tu, ma: cosa è davvero importante per te? il risultato o il tuo standard di perfezione? Delegare è difficile perché significa rinunciare a sentirsi responsabile di tutto. E implica continuare a pagare un costo elevato: se tu fai tutto, gli altri si passivizzano.
  • ritrova lo spazio solo per te, per le tue esigenze, per ricaricarti e nutrirti: sarà difficile all’inizio ma la difficoltà potrebbe essere illuminante: come ti sottrai questi spazi? con quale alibi o motivazione?

Iniziare a rinunciare alla tentazione dei superpoteri potrebbe essere davvero potente: potremmo scoprire che valiamo, siamo amabili e ci andiamo bene non solo se incarniamo quel modello di superdonna/superuomo, ma proprio per quello che siamo, con i nostri limiti. Lo pensi anche tu? Raccontami la tua esperienza, sono sempre felice di leggervi.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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