In questo post oggi rispondo a due domande che sento fare spesso da chi ha iniziato un percorso e anche da alcuni genitori o educatori quando sono severi valutatori del lavoro che fanno con i loro figli. Il quesito dei primi è: come faccio a capire che il percorso sta funzionando? Mi capita di continuare a fare sempre gli stessi errori! I secondi, i genitori o educatori che incontro, a volte esordiscono cosi: “Dopo tutto il lavoro e la fatica che abbiamo fatto con lui/lei, quello che è successo scoraggia molto, lascia un segno di rassegnazione perché ce l’abbiamo messa tutta ma non ha funzionato!”. Rispondo ad entrambi i quesiti insieme perché il percorso di psicoterapia e quello educativo hanno una cosa in comune: sono entrambi, ciascuno a suo modo, percorsi di scoperta e di apprendimento.

Te ne sarai accorto anche tu, c’è una cosa che succede spesso quando l’entusiasmo degli inizi cede il posto alla fatica, alle cadute e alla ripetitività che ogni percorso richiede: si offusca la visuale e, nonostante abbiamo percorso un bel pezzo di strada, ci sentiamo sempre indietro e impantanati perché abbiamo presente solo quello che abbiamo ancora davanti. La strada da fare ancora, non quella che abbiamo già fatto. Ti è mai capitato di sperimentare questa sensazione? Succede in quasi tutte le relazioni, anche in quella terapeutica o educativa in cui c’è in ballo un obiettivo di cambiamento e di crescita.

 

Come faccio a capire se sta funzionando

Per capire se un percorso funziona però non possiamo servirci solo del nostro umore e di sensazioni vaghe, no. Ci sono dei segnali che dovresti tenere bene in mente per osservarli per evitare di scoraggiarti inutilmente:

  • innanzitutto, bisogna che ci sia un obiettivo che abbiamo definito a monte: è un patto esplicito che definisce e indica la direzione verso cui stiamo andando in questa relazione; per capire se funziona, se stiamo andando nella direzione giusta, quella concordata, dobbiamo avere questo riferimento. Altrimenti a cosa ancoriamo le nostre valutazioni? all’inizio di ogni percorso terapeutico questo passaggio è necessario. In una relazione educativa lo è anche, spesso però gli obiettivi sono perseguiti implicitamente e dati per scontato: e invece no. Prima di dirti scoraggiato focalizza qual è l’obiettivo educativo che sta muovendo tutte le tue azioni;

 

  • un percorso terapeutico funziona se permette di avere una maggiore conoscenza di come funzioniamo: una maggiore consapevolezza di quello che accade nel nostro mondo interno ci permette di fare tutti i passi successivi; quello educativo anche: cresciamo se finiamo per conoscerci un po’ di più (nelle nostre potenzialità e nelle nostre difficoltà);

 

  • un percorso di cambiamento va nella direzione giusta se facilita una regolazione emotiva: riconosco quello che sento e so cavalcarlo senza sentirmi in balia delle tempeste emotive; al contrario posso osservare, riconoscere e gestire quello che mi accade. Anche le relazioni educative che ci permettono di crescere fanno lo stesso perché spesso ci sono degli adulti che hanno familiarità con le loro emozioni;

 

  • Infine, ma certo non meno importante, un percorso funziona se produce un cambiamento nei miei comportamenti, nelle strategie che adotto per rispondere a quegli stimoli critici nella relazione con me e con gli altri, quelle stesse reazioni che magari mi hanno spinto ad iniziare un percorso o che sono state oggetto di attenzione educativa.

 

Ce l’ho messa tutta ma faccio gli stessi errori

Imparare qualcosa però non ci mette al riparo dalla possibilità di continuare a sbagliare, ritornare a vecchie strategie, cadere. E, quando insegniamo qualcosa, l’errore o la ricaduta dei nostri figli o dei ragazzi non definisce il valore del nostro insegnamento. Gli insegnanti e gli allenatori lo sanno: le cadute sono proprio la prova che si sta apprendendo qualcosa di nuovo.

La buona notizia però è che quello che abbiamo imparato non si può disimparare, mai. Possiamo smettere di agire quel comportamento, possiamo scegliere se mettere in atto quello che abbiamo imparato, possiamo perdere la destrezza ma ciò che è appreso è nostro, per sempre. Se sai andare in bici e smetti di utilizzarla non per questo disimparerai a guidarla vero? Ecco, è valido anche per tutti gli apprendimenti emotivi, più complessi.

Per questa ragione, per valutare se un percorso educativo o terapeutico funziona non possiamo guardare solo ai risultati, alle singole azioni che abbiamo messo in atto per realizzare il nostro obiettivo. Certo, sono importanti ma da sole non definiscono il senso del nostro percorso e non danno ragione allo scoraggiamento.

La relazione educativa e quella terapeutica funziona quando offre gli strumenti per valutare cosa è giusto per te, quando ti aiuta a riconoscere ed avvistare la difficoltà, ti da gli strumenti per gestirla e anche per consolarti. Funziona quando ti permette di imparare. Quando ci permette di starci vicini mentre impariamo come funzioniamo.

Non ci trasforma dunque in fortezze contro le bufere della vita ma ci aiuta a trovare un equilibrio nei terreni dissestati, nell’incertezza e nei sentimenti misti. Ci aiuta a stare con i nostri traguardi e anche con le nostre fragilità. Accettare tutto questo -insieme- ci permette di essere più solidi e flessibili, non invincibili.

E adesso raccontami la tua esperienza: ti sei mai scoraggiato lungo un percorso personale o mentre eri intento a sostenere qualcuno nella sua crescita? Come trovi nuova energia e motivazione per andare avanti? Ti ascolto volentieri.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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