Spesso quando ascolto le persone raccontarsi mi accorgo dell’imbarazzo che sperimentano quando ricevono un complimento. Qualche volta avviene anche in terapia quando rispecchio un traguardo o un cambiamento nel modo di rispondere agli eventi: si presenta l’imbarazzo, che si camuffa in modi diversi, oppure un autentico stupore (davvero dici che ho fatto una cosa importante? penso che è ovvio essere o fare cosi!). Entrambe le reazioni ci raccontano quanto a volte possiamo diventare ciechi rispetto agli aspetti migliori di noi o alle cose che sappiamo fare davvero bene.

Mia madre porta avanti da sempre un rito che ogni volta ci fa sorridere: quando riceve un complimento sulla pietanza prelibata che ha cucinato inizia a disquisire su come avrebbe potuto fare meglio o diversamente, criticando in fin dei conti il piatto che ha appena ricevuto dei complimenti.

Ma penso che ognuno di noi ha un ambito in cui fa un po’ fatica ad accettare dei riconoscimenti e a gongolare. Tu, ad esempio, che rapporto hai con gli apprezzamenti? come reagisci quando ricevi un complimento? Ti metti a disagio? Li ridimensioni? Giustifichi il motivo della riuscita? Diffidi? O magari tu non hai questa difficoltà e ti piace gongolarti, gioire per te e ringraziare? Questa prima reazione racconta delle cose interessanti sul rapporto che hai con te, su quello che sei disponibile a guardare di te e anche sulla tua storia rispetto alle critiche o agli apprezzamenti.

Ma perché facciamo cosi fatica a godere dei complimenti, dei riconoscimenti che riceviamo?

In fondo è come se ognuno di noi avesse un manuale segreto pieno di regole per accettare o rifiutare un complimento. Le regole sono arbitrarie, non c’entrano con la logica, ovviamente ma è tutto quello che abbiamo imparato a cui ci atteniamo scrupolosamente. In quel manuale segreto di regole abbiamo scritto anche come è lecito procurarsele, quando è opportuno ritirare il premio e come valutare o diffidare della sincerità. A qualcuno di noi hanno insegnato che “è bene essere modesti” o che in fin dei conti “hai fatto solo il tuo dovere“. Qualcuno di noi ha imparato che “non è opportuno mostrare apertamente degli apprezzamenti agli altri” (Cosa potrà pensare?) o forse che “certe cose non si chiedono! Se non è spontaneo non vale!».

Riesci a immaginare come sarebbe la vita se non avessimo tutti questi divieti? Come quella dei bambini, in fondo. Loro no, generalmente non si fanno problemi a chiedere quello di cui hanno bisogno, a ricevere e dare complimenti o talvolta critiche. Nè tanto meno si fanno problemi a complimetrasi con se stessi, a dire  quanto sono belli o quanto sono stati bravi.

 

Perché non accettiamo i complimenti

Facciamo fatica ad accettare i complimenti perché ognuno di noi possiede una sorta di filtro che ci permette di accogliere solo gli apprezzamenti che sono coerenti con l’idea che abbiamo di noi. Quando gli altri ci rispecchiano qualcosa di diverso rispetto a questa immagine che abbiamo costruito nel tempo, scartiamo quell’informazione.  Lo facciamo in tanti modi: pensando che lo dicono per compiacerci, per tirarci su, per essere gentili con noi, per ottenere qualcosa, oppure perché pensiamo di non meritarli quei riconoscimenti (“se ci conoscessero bene saprebbero che non ce le meritiamo”). In fin dei conti svalutiamo l’opinione dell’altro e sminuiamo noi stessi. Quando commentiamo, conteniamo o ci giustifichiamo di fronte ad un complimento, utilizziamo  le parole per far da barriera – o da filtro – all’effetto disorientante che ha per noi sentire di essere per quella persona diversi da come ci sperimentiamo noi.

Quindi, abbiamo imparato a selezionare i complimenti che sentiamo di poter ricevere per proteggere e rafforzare l’idea che ci siamo fatti di noi. Cosi facendo però rischiamo di limitare lo sguardo su di noi e possiamo finire per essere impermeabili al contatto con gli altri.

Ora però, se abbiamo imparato a rifiutare i riconoscimenti, possiamo imparare nuovamente ad osservarci e trattenerli, almeno per un po’.

 

Cosa puoi iniziare a fare:

Puoi iniziare a porre l’attenzione a tutte quelle volte in cui si presenta l’imbarazzo e automaticamente vorresti sbarazzarti di quel complimento. Fermati ad osservarti, quando ci riesci. E, tutte le volte che puoi, prova a fare qualcosa di diverso:

  • Non respingere i complimenti che ti fanno, accoglili: basterà dire “Grazie mi fa davvero piacere che me lo dici!” oppure “Mi imbarazzo quando ricevo complimenti comunque grazie per avermelo detto!” o ancora “Grazie, non me ne ero ancora accorto!
  • Ascolta l’effetto che ti fanno quei riconoscimenti. Te lo aspettavi? Ti è piaciuto? Ti corrisponde? quale genere di riconoscimento, apprezzamento è più difficile accogliere?

I complimenti spesso ci aiutano a riflettere ed ampliare l’idea che abbiamo di noi. Ci toccano, piacevolmente o con imbarazzo, perché ci invitano a guardarci da vicino, a nostra volta. Non con lo sguardo pieno dei pregiudizi che abbiamo costruito nella nostra esperienza passata ma con quello di oggi. A volte ripulire e aggiornare lo sguardo verso noi stessi può essere faticoso ma insieme diventa più facile. Insieme, prendiamo per mano quel bambino vergognoso che abita dentro di noi, e lo invitiamo ad esplorare una versione più attuale di noi stessi.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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