C’è una cosa che mi capita spesso nelle giornate più stressanti: accorgermi solo una volta arrivata a fine mattinata o a fine serata di aver fame, sonno, i muscoli rattrappiti, non esser riuscita neanche ad andare in bagno. È una sorpresa ogni volta scoprire che, quando corro, mi dimentico dei miei bisogni più basilari e prenderne coscienza soltanto quando si ripresentano ad un volume molto alto.

Non so se succede anche a te ma, mentre corriamo tra mille impegni qua e là quasi partecipassimo a una corsa ad ostacoli, può capitare di non riuscire più a sentire quello che davvero vogliamo, quali emozioni stiamo provando o di che cosa abbiamo davvero bisogno in quel momento. Siamo così in balia delle cose da fare che perdiamo di vista quelle importanti: la fretta e gli impegni travolgono i nostri bisogni più autentici. O forse loro si ammutoliscono quando nessuno è disposto ad ascoltarli.

Non sarebbe bellissimo potersi fermare ogni tanto, durante la giornata? E, come si riaccorda uno strumento o si cerca la propria stazione radio preferita, non sarebbe utile risintonizzarci su noi stessi, cercando di mettere d’accordo testa, cuore e pancia?

Ora, proprio grazie a tutte le volte che mi sono dimenticata di me, ho scoperto che è davvero importante farlo: ogni volta che ci riesco ritrovo calma ed energie, anche nella giornata più caotica e impegnativa.

Quando lavoro in studio con le finestre aperte, c’è una cosa che riesce a distrarmi e portarmi sempre alla finestra: le voci dei bimbi nelle villette vicine o le grida di esultanza dei ragazzi che giocano a basket nella palestra vicina (Ah, che ricordi, tornate presto ragazzi!). Quando lavoro da casa invece ci sono spesso le mie vicine che litigano: di gran lunga meno piacevole, ma quelle voci catturano comunque la mia attenzione mentre scrivo o sono in una call su Skype e producono lo stesso risultato: mi portano quasi sempre ad affacciarmi fuori per osservare quello che c’è.

 

Affacciarsi dentro

Ecco, secondo me, a volte abbiamo bisogno di alcuni richiami per affacciarci dentro: osservare quello che c’è, metterlo in ordine e ri-accordarlo con ciò che è importante, per noi, in un determinato momento. Osservando bene il nostro panorama interiore, le sensazioni e i pensieri diventano paesaggi riconoscibili, trovano il loro nome.

Daniel Stern dice che una buona madre sa “sintonizzarsi”, cioè comprendere i bisogni del proprio bambino, così da permettergli di dare significato alle esperienze che incontra nella vita. Allo stesso modo, quando ci fermiamo e ci sintonizziamo su di noi, ci regaliamo questa possibilità: dare significato a quello che stiamo vivendo, ritrovare una direzione, scoprire cosa possiamo fare per noi.

Quando rallento, vado alla finestra, mi affaccio fuori e poi dentro, scopro che a volte basta poco per occuparmi di me: una pausa, uno spuntino, una passeggiata, una telefonata per condividere qualcosa con una voce amica. Con ogni piccolo gesto, quando siamo presenti e con l’occhio teso sui nostri bisogni, è come se ci dicessimo: “eccomi, ci sono io per te!”.

 

Ma perché è così difficile ascoltare noi stessi?

Nonostante desideriamo tanto essere ascoltati dagli altri, fermarci ed ascoltare noi stessi non è facile, anche perché spesso è un’indicazione vaga e non sappiamo bene da dove partire. E anche perché ci mette di fronte alla sensazione spiacevole di stare fermi e tollerare un pezzetto di solitudine, per capire cosa vogliamo, per sentire cosa vogliamo.

C’è un punto di partenza che può aiutarci a canalizzare la nostra attenzione: concentrandoci sul corpo e, man mano, allenandoci, percepiamo non solo quello che fa male, è teso o contratto ma anche le sensazioni piacevoli, più sottili, che sentiamo dentro e fuori di noi. È come accendere la luce e rivolgerla verso l’interno anziché puntarla fuori. La luce non combatte il buio, no: essendoci, permette di vedere, di riconoscere pensieri, emozioni, connessioni importanti per noi in quel momento. Quando facciamo attenzione alle cose importanti per noi in quel momento, diamo una fisionomia ai nostri bisogni.

Quindi, ascoltarsi, centrarsi, riaccordarsi significa poggiare l’orecchio sui nostri bisogni, entrare in contatto con noi e tornare ad ascoltarci.

Spesso sento dire “Io sono molto istintiva, certe cose le sento, a pelle” e questo genera un po’ di confusione, secondo me, sul tema dell’agire in sintonia con noi stessi. Quando siamo istintivi, ci dirigiamo verso ciò che preferiamo perché è una fonte di piacere e spesso non siamo consapevoli di tutto lo scenario interiore; ci affidiamo ad una sensazione vaga, poggiata sul sentire. Quando ci ascoltiamo è tutto molto diverso: guardiamo il panorama interiore come esploratori che vogliono conoscere ciò che c’è, accogliere, comprendere, confortare. Lo strumento della consapevolezza ci permette di riaccordare più aspetti della stessa esperienza (la sentiamo, la pensiamo, la comprendiamo con la pancia e anche con la testa).

Quando ci sentiamo ascoltati davvero da qualcuno, si muove qualcosa dentro di noi perché l’altro è stato capace di accogliere – insieme alle nostre parole – anche quello che sentivamo mentre lo dicevamo. Cosi ci sentiamo sentiti, capiti profondamente in quell’ascolto.

Possiamo imparare a fare lo stesso con la nostra interiorità: prenderci il tempo per una pausa, guardarci dentro, riaccordarci.

E come si fa? Ci sono infiniti modi, ognuno trova il più adatto a sé; io qui ti suggerisco alcuni spunti che puoi già mettere in pratica per provare questa esperienza e regalare delle possibilità a te stesso.

 

Da cosa puoi iniziare:

1 Trova del tempo. Sì, per ritrovarti, lo abbiamo già detto, serve un pochino di tempo. Anche poco, ma deve esserci. Se la tua agenda è pienissima e sei sempre impegnato in mille attività, come puoi stare in tua compagnia? Prenditi delle pause, metti una sveglia al cellulare e affacciati dentro. Hai preso un appuntamento con te stesso, non fare tardi e non mancarlo. Cerca di avere un’organizzazione morbida nelle tue giornate e riguarda la tua agenda con una consapevolezza di priorità diversa.

2 Trova uno spazio fisico adatto a te: c’è un luogo in cui ti senti a tuo agio, che ti dà più possibilità di sentirti? Può essere una stanzetta di casa, un prato, il sentiero nel verde dietro casa o lungo il fiume… Identificalo e impegnati a ritornare lì di tanto in tanto, oppure cercare di ricreare quell’atmosfera o di vivere esperienze che hanno lo stesso sapore.

3 Inizia a entrare in contatto: ora è il momento di aguzzare i cinque sensi, lentamente e con gentilezza. Hai del tempo per te, sei in quel posto che ti fa stare bene. Cosa vedi che ti piace e ti incuriosisce? Quale odore arriva alle tue narici? È gradevole? Ti infastidisce? Cosa puoi toccare lì vicino a te? Che sensazione ti procura? Quali suoni arrivano alle tue orecchie? E via dicendo. Puoi anche chiudere gli occhi se ti aiuta ad ascoltare e annusare meglio.

4 Metti a fuoco con freschezza: adesso che sei in questo posto conciliante (e non distraente) con un po’ di tempo per sentire il tuo corpo, se potessi basarti solo su quello che senti adesso, nel qui e ora, con freschezza, cosa faresti? C’è un’emozione che riconosci? Inizia ad ascoltarti e poni l’attenzione su quello che affiora per primo, senza lasciarti distrarre dalla mente che vaga e dai pensieri che tornano a disturbarti.

5. Inizia ad ascoltarti con una voce guida, grazie a Sintonia, gli audiocorsi con box per ri-accordarsi. Li ho ideati e realizzati proprio per regalarci momenti per ascoltarci ed aiutarti ad esplorare il tuo panorama interiore con una voce, la mia, che ti guida passo passo e ti può fare compagnia nei momenti in cui vuoi affacciarti dentro di te. Nascono dal desiderio di incoraggiare sempre più persone a concedersi tempo ed esperienze per ritrovarsi e per portare armonia anche laddove ci si senta meno forti, meno adeguati e meno sicuri. Prima di lasciarti esplorare tutti gli audiocorsi di Sintonia, ti aiuto a scegliere quello più adatto:

  • Se non ti senti mai abbastanza e metti sempre al primo posto gli altri, allora ti serve il mio audiocorso Tu vali (e puoi farti valere): ti aiuterà ad imparare a farti avanti e darti il giusto valore;
  • Se non riesci mai a staccare e, quando lo fai, realizzi che non sai stare fermo e ti senti agitato ho un’esperienza per te: è l’audiocorso Respira (e fai pace con l’ansia);
  • Se hai la sensazione che tu e il partner parliate due lingue diverse e che tra voi si stia aprendo, Parliamone (per capirci meglio)è quello che fa per te;
  • Se invece tuo figlio non ti ascolta e non sai proprio come fare perché le hai provate tutteAscoltati (per capire tuo figlio)ti guiderà nel trovare la strada – stretta ma efficace – per comprendervi.
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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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