In questi giorni di pausa forzata ho ascoltato molte domande e molte esperienze sulla difficoltà di gestire e vivere questo tempo ritrovato -e tuttavia stressante- nella nostra casa e con i nostri figli.

Quando la routine si scombina, dopo un po’ di giorni privi delle nostre abitudini, incontriamo la noia. Come affrontarla evitando che diventi una tortura? Come gestire quella dei nostri figli a casa senza le attività che strutturano il loro tempo? In questo post vediamo insieme perché ci annoiamo e cosa possiamo fare per vivere al meglio questa esperienza.

 

Un’esperienza della mente che intorpidisce il sentire

La noia la conosciamo tutti ma sappiamo davvero come funzioniamo in quel momento? Vediamolo insieme perché secondo me può esserci utile: può darci indicazioni su come prenderci cura di noi mentre incontriamo questa emozione. La noia è quell’emozione che fa capolino quando non siamo appagati da quello che stiamo facendo o siamo infastiditi dall’assenza di un’attività.

In genere ci annoiamo quando la nostra mente reagisce a qualcosa che percepisce come ripetitivo: fare sempre la stessa cosa o non avere niente da fare per tanto tempo. La noia ha il sapore della delusione quando incontriamo qualcosa che si ripete e quando non sentiamo dentro i fuochi d’artificio. E’ la risposta della nostra mente di fronte allo stimolo della ripetitività.

Quando siamo annoiati però si intorpidisce anche la nostra capacità di sentire: peccato, perché quello che sentiamo è invece sempre nuovo! Quando ci accorgiamo di essere annoiati potremmo fermarci e chiederci: cosa sto sentendo con il corpo mentre faccio questa esperienza? quando lo facciamo potremmo scoprire che ogni momento è diverso dentro di noi, anche se la mente semplifica prevedendo di sapere che non c’è niente di nuovo e di interessante da vivere.

Per i bambini la ripetizione è anche piacevole: sempre lo stesso cartone, sempre lo stesso libro serale ma per loro ogni volta c’è qualcosa di nuovo. Per loro c’è qualcosa di rasserenante in quella ripetizione prevedibile. In quel territorio noto, continuano a scoprire e conoscere dettagli nuovi.

Credo che c’è qualcosa che possiamo imparare da loro ma, come adulti, dobbiamo tenere conto anche di un altro bisogno altrettanto importante: quello di strutturare il tempo. Possiamo esplorare – e sentire- sempre dentro confini ben delimitati, altrimenti ci disperdiamo e facciamo un’esperienza caotica.

 

La fame di struttura

Ma in pratica, come fare a prenderci cura di noi – e dei nostri figli- quando siamo annoiati?

E’ utile ripristinare l’aspetto sano della ripetizione che ci permette di saziare la nostra fame di struttura, come abbiamo imparato a fare con i bambini, se siamo genitori. Per sentirci al sicuro abbiamo bisogno di strutturare il tempo perché la prevedibilità ci permette di delimitare uno spazio interiore -contenuto- all’interno del quale possiamo esplorare, giocare, ascoltare quello che stiamo sentendo. Possiamo imparare a dare struttura al tempo senza imbottirlo: non è uno spazio vuoto da rimpinzare di infinite altre attività ma uno spazio da riorganizzare, senza saturarlo del tutto.

E’ vero che la noia accende il desiderio di stimoli sempre nuovi ma porta con se anche la possibilità di andare in profondità. Entriamo in intimità con un’esperienza quando ci diamo la possibilità di stanziare un po’ in quelle sensazioni, anche quando non sono frizzanti. Succede anche nelle relazioni, ma questa è un’altra storia.

 

Cosa fare, in pratica?

In pratica, noi adulti possiamo:

  • concederci la possibilità di sentire questa emozione,
  • strutturare il nostro tempo con piccoli impegni che ci mantengono tonici e presenti: pensare ad un programma di massima per la giornata, con poche attività possibili che rispettano le nostre energie può aiutarci: ci permette di orientarci ed ancorarci.

E per i bambini?

Anche per i bambini vale lo stesso:

  • non imbottiamoli di attività ma orientiamoli con una ritualità che li rassicura: tempi lenti ma organizzati;
  • se ci è possibile, resistiamo alla tentazione di “aggiustare” le loro emozioni spiacevoli, noia compresa. Occupiamoci del nostro disagio in risposta alla loro noia, senza reagire. Prendiamoci un piccolo spazio di tempo per scegliere cosa possiamo fare, consapevolmente;
  • sperimentiamoci con loro a giocare, per scoprire le novità: troviamo del tempo per giocare ad innaffiare i fiori, a guardare il mondo come i gufi, a simulare di essere una montagna. Tutte le volte che ci è possibile farlo diamoci questa possibilità: non è facile ma è un’alternativa rispetto al lasciarci travolgere dal caos.

Ti va di provare? Poi se vuoi, raccontami com’è andata: magari possiamo sperimentare la dolce noia, quella che non tortura ma ci permette di essere più intimi e di vedere le cose di sempre con occhi nuovi?

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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