In questi giorni mi trovo spesso ad incontrare persone sopraffatte dalle loro emozioni perché, nei momenti difficili, la nostra emotività può raggiungere un’intensità tale da impedirci di utilizzare al meglio le stesse emozioni.

Sono delle vere e proprie inondazioni emotive che ci fanno perdere per qualche momento il controllo e la padronanza del nostro modo di sentire e di agire. Cosi, in quei momenti, di fronte all’inondazione, vogliamo fuggire, ci congeliamo anestetizzandoci con la razionalità oppure rimaniamo nel vortice sentendoci impotenti.

Di fronte alle emozioni che ci sopraffanno, alcune strategie che utilizziamo ci aiutano a crescere mentre altre ci mantengono nella difficoltà perché ci invitano ad evitare quello che riteniamo spiacevole e trattenere ciò che è piacevole. Questo meccanismo, che con la logica ci sembra funzionare, non ci aiuta perché ogni emozione, anche se spiacevole, è utile. Ad esempio: la rabbia ci aiuta a conoscere di cosa abbiamo bisogno, la paura ci aiuta a proteggerci, la tristezza ci permette di andare in profondità ed essere riflessivi, solo per dirne qualcuna.

Di fatto, godiamo di una buona salute emotiva, se impariamo a decifrare al meglio ciascuna emozione soddisfacendo il bisogno che manifesta. Ma, se si presenta intensamente, la prima cosa utile che possiamo fare per noi è regolare l’intensità, moderare il volume.

 

Regolare l’intensità per non ristagnare

Abbiamo bisogno di imparare a regolare la loro intensità, altrimenti finiamo per ristagnare nelle sensazioni emotive isolandoci oppure, al contrario, diventiamo dipendenti da un “regolatore” esterno: una relazione affettiva, una sostanza, alcuni comportamenti che riteniamo consolatori.

Ad esempio, se ci manteniamo per troppo tempo attivati sulla rabbia ad un’intensità elevata, diventiamo rigidi e ipercritici. Se ci avviluppiamo nella tristezza senza decifrarla ci isoliamo e se ci incastriamo nella paura intensa rimaniamo bloccati e inibiti.

In pratica rimaniamo assorbiti dalle emozioni senza ritrovare, dentro di noi, il messaggio nascosto per soddisfare quello di cui abbiamo bisogno.

 

Che significa regolare le emozioni

Autoregolarsi non significa darsi delle regole. Ad esempio, quando ci sentiamo sopraffatti non serve a molto dire a noi stessi “calmati, non sta succedendo niente”. Perché nel nostro corpo quell’attivazione è reale, quindi il modo per calmarci è avvicinarci alla sensazione e imparare a confortarci .

Possiamo imparare ad accettare e riconoscere queste esperienze come parte della nostra sensibilità e umanità anziché criticarci per queste reazioni. Se ci è possibile, possiamo rispondere con un’attenzione affettuosadandoci la possibilità di riconoscere (e accettare) che le nostre risposte emotive sono parte del nostro bagaglio di esperienze e della nostra storia. Fermiamoci, facciamo pausa per darci il tempo di sapere di cosa abbiamo bisogno e dove vogliamo andare. Questo tempo ci dà la possibilità di scegliere, con consapevolezza, anziché reagire. Perché più reagiamo più alimentiamo emozioni sgradevoli, più ci diamo la possibilità di fermarci e scegliere più coltiviamo calma e presenza.

Autoregolarsi quindi significa acquisire una situazione di padronanza e fluidità che ci permetta di essere consapevoli delle nostre emozioni, di poter passare dall’una all’altra accettando l’invito e il bisogno che ci raccontano. Possiamo imparare a farlo, per radicarci meglio. Perchè come dice Jon Kabat-Zinn  “Non possiamo fermare le onde, ma possiamo imparare a padroneggiare il surf”. Che ne pensi?

 

 

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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