La scorsa settimana ho commesso due errori grossolani di fronte a diverse persone e, in una di queste occasioni, mi è stato fatto notare in pubblico: il senso di vergogna è arrivato all’improvviso e ad un volume altissimo. Non era proporzionato agli errori, che per quanto grossolani non erano gravi, e cosi questa esperienza ha destato la mia attenzione.

Non so se capita anche a te, ma io mi sono accorta che in quei momenti viene a galla in modo potente tutto il bagaglio di aspettative che io ho su di me. In quei momenti, quando la paura di sbagliare diventa realtà incontriamo la differenza tra quello che vorremmo da noi e quello che sta accedendo e scopriamo come sappiamo trattarci. Forse qualche volta proviamo a relativizzare con la logica e fregarcene andando avanti ma sotto sotto nutriamo fastidio e ci critichiamo oppure ci scoraggiamo e ci confermiamo che “siamo sempre noi e c’è qualcosa che non va“. Esistono anche scenari di grande benevolenza ma,  ammettiamolo, non sono cosi frequenti!

Ci hanno educato attraverso il rimprovero e la correzione e qualche volta anche noi, nel modo in cui trattiamo noi stessi, confidiamo in questa modalità per crescere e raggiungere quello che desideriamo. Continuiamo spesso a correggerci quando ci accadono cose che non dipendono da noi. Correggiamo anche aspetti di noi che vanno già bene inseguendo un mito di perfezione che crediamo ci possa rendere felici. Con il gruppo di genitori lo scorso mese abbiamo proprio lavorato proprio sul permesso di sbagliare, per darlo a noi stessi e ai nostri figli. Come sarebbe stato – e come può essere- crescere sentendoci dire “puoi farcela, puoi sbagliare, puoi fare le cose a modo tuo?

 

Quando abbiamo imparato ad essere cosi sensibili all’errore?

Da piccoli non siamo cosi sensibili all’errore, non abbiamo paura di sbagliare. I bambini non hanno paura di cadere mentre giocano: magari succede ed è un aspetto che è parte dell’esperienza ma poi l’obiettivo è tornare al gioco, a quella sensazione piacevole che comporta divertirsi sperimentando.

Poi ad un certo punto della nostra crescita sbagliare non è più un’esperienza neutra ma diventa spiacevole: veniamo rimproverati e corretti perché d’improvviso l’obiettivo diventa fare bene, non fare esperienza. Quando questo succede, la nostra attenzione si sposta sul risultato e non tanto sul godersi l’esperienza.

Se ritorniamo a mettere l’accendo sull’esperienza in sé, allora sbagliare ci può permettere di conoscere, tenere in considerazione e imparare cose a cui prima non avremmo prestato attenzione.

Darci il permesso di sbagliare

Cosa ci permette allora di superare la paura di sbagliare? Per familiarizzare con l’errore abbiamo bisogno di coltivare le qualità bambine del nostro modo di stare al mondo: rimanere connessi con l’aspetto piacevole dell’esperienza, ritornare a focalizzarci sul gusto dell’esperienza più che sul risultato, rimanere curiosi e fiduciosi di quello che possiamo imparare proprio grazie a quell’errore.

Darci il permesso di sbagliare ci permette di diventare più intimi con la nostra parte bambina che a volte si sente vulnerabile proprio nel momento in cui sbaglia.

Imparare a confortarci

Quando ci sentiamo vulnerabili abbiamo bisogno di imparare a confortarci più che correggerci. Abbiamo bisogno di sentire che siamo amabili anche se sbagliamo, perché questo non dice nulla di noi come persone. Perché nessuno ci ama per i nostri meriti o le nostre competenze.  Ed è la cosa più difficile da imparare a fare con noi stessi: abbracciarci e volerci bene, senza alcun buon motivo, semplicemente perché siamo cosi.

 

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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