Qualche giorno fa mio figlio si è immobilizzato di fronte ad una scelta; di solito succede quando abbiamo poco tempo oppure di fronte al cameriere che sta per prendere l’ordinazione e ci da la notizia che quello che aveva pregustato non è più disponibile. Questa volta è accaduto fuori da questi momenti di urgenza e Andrea continuava a ruotare lo sguardo da un paio di sandali all’altro, e mentre lagnava ha detto -con la drammaticità adolescenziale che a volte sembrano avere i bambini- “non so scegliere”, “è che non sono sicuro, mamma”.

In quel momento ho pensato che quel piccolo “dramma” lo conosco e mi sembra di capirlo: non è tanto la difficoltà a scegliere le scarpe, è proprio la difficoltà di sapere cosa davvero vogliamo, il non conoscere come andranno le cose, il sentirci spaventati all’idea che andranno male, la difficoltà di stare dentro l’incertezza.

A volte vogliamo, poi non vogliamo e poi in definitiva non sappiamo più cosa vogliamo. Non so com’è per te ma può capitarci di rimanere esitanti e dubbiosi di fronte alle scelte che dobbiamo fare. Possono essere scelte importanti ma a volte può succedere anche di fronte a piccole decisioni che dobbiamo prendere dentro le nostre giornate.

Vorremmo sapere prima come andranno le cose, vorremmo capire prima di agire, essere sicuri prima di accettare una piccola quota di rischio. Forse il cuore della difficoltà è abitare quell’incertezza che nasce di fronte al non sapere. O forse darci la possibilità di incontrare con più gentilezza la nostra possibilità di sbagliare.

Spesso mi trovo ad affiancare le persone proprio nel momento della loro storia in cui devono fare una scelta, in quel momento in cui si chiedono quale sia la cosa giusta da fare, la decisione più saggia da prendere rispetto ad una specifica difficoltà. In questi bivii della nostra vita c’è molta paura ed una buona dose di ansia: come capire qual è la scelta giusta da fare? E se poi ce ne pentiamo?

Prepararci con la mente e stare nell’esperienza

Il punto è che nel momento in cui scegliamo non sappiamo quale sarà l’opzione giusta per noi. Ogni scelta è come un viaggio: prima di partire immaginiamo la meta, fantastichiamo le esperienze che faremo, le persone che incontreremo, partiamo da casa con un bagaglio di aspettative per tentare di controllare tutto ma non sappiamo mai come ci sentiremo veramente al termine del viaggio, le nostre emozioni, le nuove scoperte, le esperienze che ci hanno meravigliato, stupito, cambiato.

La nostra mente desidera prepararsi agli eventi ma niente come stare nell’esperienza ci permette di conoscere come stiamo dentro le nostre scelte. Cosi, mettere molte energie nella previsione alimenta la nostra ansia, l’emozione che incontriamo di fronte alle cose nuove; un’emozione che, se moderiamo e affrontiamo ci permette di crescere, se invece è troppo intensa ci immobilizza.

Non possiamo eliminare quest’ansia, o rimandare le nostre scelte fino al momento in cui ci sentiremo sicuri. Forse l’unica cosa che possiamo fare con consapevolezza è imparare a scegliere quale rischio vogliamo correre, predisporci con l’intenzione di imparare qualcosa in qualunque direzione andremo.

Tuttavia, -e lo sappiamo bene dopo due anni di pandemia- stare dentro l’esperienza e nell’incertezza richiede una buona dose di coraggio; coraggio di sentire ad ogni passo del viaggio quello che c’è, coraggio per non distrarci da noi (o da quello che è importante per noi) e anche il coraggio di poter tornare indietro o riparare, se ci accorgiamo di essere nella direzione sbagliata.

La cosa che ha tranquillizzato Andrea in quel momento è stato assicurargli che, se non fossero andate bene le scarpe, avremmo trovato un’altra soluzione. Forse erano le stesse parole che avrebbe voluto sentirsi dire quella bambina dentro di me ogni volta che si è sentita spaventata ad un bivio: puoi tornare indietro, cambiare idea, ricominciare, fermarti e rinunciare; si può fare insomma, come dice Branduardi. Tu conosci le parole che vorrebbe sentirsi dire quel bambino/a dentro di te quando incontri la paura e il dubbio che paralizza?

Non ci sono scelte giuste

Questa indecisione realizza un tempo di attesa prima di ogni scelta: cosa aspettiamo esattamente nel tempo che impieghiamo a scegliere? di essere pronti? di essere sicuri? di trovare parole di incoraggiamento o conforto?

Qualunque cosa sia, possiamo ricordarci che “essere pronti” però non è una sensazione, non abita nel corpo: è una valutazione, un giudizio, un’aspettativa su quello che desidereremmo sentire; ci permette solo di spostare un po’ più in la il momento di prendere una posizione nei confronti di ciò che sentiamo: “agirò quando sarò assolutamente sicuro” è una promessa che il più delle volte non riusciamo a realizzare. Possiamo solo scegliere momento per momento con i dati che abbiamo a disposizione. 

Non ci sono scelte giuste: ci sono solo esperienze da cui possiamo imparare qualcosa e raramente le conseguenze delle nostre scelte sono davvero irreparabili. Certo, potremo sperimentare la delusione o l’errore; ma non è un prezzo sostenibile da pagare per darci il permesso di vivere?

Continuiamo a parlare di questo argomento giovedì 26 Maggio nel nostro appuntamento mensile, gratuito, su Zoom. Insieme vediamo COME AFFRONTARE LA PAURA DI SBAGLIARE E IMPARARE A SCEGLIERE. Per raggiungerci puoi iscriverti qui.  

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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