A nessuno di noi piace sentirsi insicuro. Raramente ho conosciuto qualcuno che vada fiero della propria di esitazione ed incertezza; al contrario, a giudicare dai racconti che ascolto, mi sono fatta l’idea che il desiderio più ambito sia diventare sicuri, decisi.

Avere sempre la riposta pronta, sapere con decisione qual è la scelta giusta da fare, fregarsene di quello che pensano gli altri, sono alcune delle cose a che ci piacerebbe sperimentare quando siamo in difficoltà e incontriamo il dubbio.

È la sensazione di non sapere che è scomoda e ci mette a disagio.

 

Farsi amica l’incertezza

In questi giorni sto leggendo L’incertezza è zen, un saggio che è stato pubblicato -saggiamente direi- proprio durante la pandemia; è un elogio dell’incertezza, un invito ad utilizzarla per conoscere noi stessi, per radicarci nell’unica cosa che possiamo conoscere: il presente e noi stessi. Lo sto sorseggiando, perché dentro sto incontrando tanti inviti a rivoluzionare la prospettiva sugli errori, sulle aspettative, sul modo con cui conquistiamo il senso di sicurezza.

È un incoraggiamento ad abbracciare l’incertezza, a non subirla. Noi che invece per natura fuggiamo dal non sapere e dalla mancanza di controllo che sentiamo quando non conosciamo quale strada è giusta per portarci a destinazione.

Probabilmente siamo cresciuti con avvertimenti generici sull’essere previdenti, sul fare attenzione, in prossimità di ogni esperienza nuova. Stai attento! Apri bene gli occhi! Pensaci bene! sono messaggi che almeno una volta abbiamo ricevuto nella nostra vita.

E se invece imparassimo -adesso che siamo grandi- a chiudere gli occhi e sentirci dentro? Se imparassimo a coltivare la fiducia su quello che emerge dentro di noi? fiducia per quello che pensiamo, sentiamo, desideriamo per noi? Chiudere gli occhi e ascoltare il corpo è l’invito coraggioso che ci rivolge la pratica di mindfulness: non per distrarci e neanche per rilassarci ma per imparare a frequentare noi stessi nelle sensazioni del corpo, in quelle emotive e incontrando i nostri pensieri da una giusta distanza.

Non sapere è spiacevole è vero, ma è anche la condizione -se ce lo permettiamo- di entrare a contatto con il silenzio, con quello spazio vuoto dentro di noi dove ritroviamo cosa è giusto per noi stessi, dove possiamo rigettare le risposte facili, le soluzioni vecchie e conosciute, per ricentrare la bussola nella direzione più adatta per noi in questo momento.

Trovarsi ad un bivio: tra paura e desiderio

Scegliere è difficile perché in quel momento incontriamo emozioni difficili. Ci troviamo ad un bivio, dentro un conflitto: una parte di noi si muove per difendersi, tira verso la direzione della sicurezza assecondando una paura; un’altra parte di noi fa movimenti di crescita verso bisogni e desideri nuovi.

Al centro ci siamo noi, con la difficoltà ad assumerci la responsabilità di scegliere la risposta più sensata per noi in quel preciso momento.

La sfida è autorizzarci a trovare risposte risposte nuove, a cercarle nel nostro presente e non solo nell’archivio del passato. A confidare in quello che emerge e darci il permesso di sbagliare, a confidare anche negli errori come insegnanti saggi.

Approfondiamo questo tema nell’appuntamento mensile su Zoom, il 26 Maggio alle 19:00. Facciamo un’esperienza insieme per passare dalla teoria alla pratica, perché è il modo migliore per imparare.

 

The following two tabs change content below.
Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

Ultimi post di Claudia Mandarà (vedi tutti)