Quando Elena arriva al primo colloquio ha le idee molto chiare e sa tantissime cose su di sé: racconta il funzionamento del suo corpo come un manuale di istruzioni dettagliatissimo. Ha diverse diagnosi le cui implicazioni si incastrano fra loro e lei sembra essere diventata molto competente nel gestire i fastidi che sente nel corpo, le terapie e come gestirle all’interno di una vita fatta di lavoro, relazioni meravigliose per le quali si sente fortunata e tanti desideri nel cassetto.

Arriva da me perché c’è una cosa che non sa e non riesce a gestire: l’ansia e gli attacchi di panico, che non si capacita perché siano arrivati a complicare le cose.

In questo quadro complesso fatto di tante cose conosciute e imparate per governare la difficoltà, c’è qualcosa che sfugge, va scoperto, decifrato e indagato.

Si racconta attraverso il corpo e cosi la prima richiesta che Elena porta è come evitare che l’ansia continui a fare male ed intralciare la vita. Certamente ci sono degli accorgimenti utili e di buon senso per il primo intervento ma l’antidolorifico del fare non funziona con l’ansia: finché non troviamo parole e significati per raccontare ciò che fa male, l’ansia rimane a farci compagnia. Abita il corpo, la mente e condiziona il nostro fare.

Quando facciamo attenzione al corpo

Generalmente portiamo l’attenzione al corpo quando fa male, quando esprime un disagio fisico o emotivo, quando ci guardiamo allo specchio e vogliamo curare il suo aspetto; talvolta quando vogliamo monitorare il peso o quando non ci piace abbastanza e vorremmo imparare ad accettarci di più.

È meno frequente invece avere confidenza con il nostro corpo quando tutto è ordinario, quando sentiamo delle emozioni ad un’intensità moderata, o quando siamo felici, ad esempio. Dov’è la gioia nel corpo? e questo debole fastidio? E la noia? Come si fa presente adesso quello che sto vivendo? dove abita? come si racconta?

Se accompagniamo la crescita di qualche bambino potremmo accorgerci che per loro le cose non stanno cosi: i bisogni e le emozioni abitano nel corpo pienamente. La fame è impellente e urgente, la sazietà arriva incurante che nel piatto ci sono ancora due bocconi, la stanchezza determina la fine immediata di una camminata, il sonno arriva nonostante i piani di accumulo di riposo predisposti dai genitori nel pomeriggio, la tristezza diventa pianto, la rabbia protesta.

Certo, potresti dire che crescendo impariamo a dilazionare la soddisfazione dei nostri bisogni e tollerare le frustrazioni: è vero, ma talvolta impariamo anche ad affievolire la nostra capacità di sentire e rimanere connessi al corpo, aderendo fedelmente ai segnali che manda. Succede man mano che la mente razionale prende il sopravvento; lo impariamo gradualmente ogni volta che ci insegnano a dare priorità alle richieste esterne per adattarci e crescere.

Lo stress e la divisione mente-corpo

Cosi, quando soffriamo, quando siamo sotto stress, quando la vita scorre veloce e le cose da fare sono troppe, nella nostra mente iniziano a proliferare -ad un volume elevato- una moltitudine di pensieri che ci impediscono di prestare attenzione al bisbigliare dei messaggi che provengono dal nostro corpo.

I nostri bisogni si raccontano costantemente attraverso il corpo; lo fanno con voce flebile e richiedono la nostra possibilità di rallentare per distinguerli, nel rumore dei pensieri.

Spesso durante la pratica quotidiana di consapevolezza con i gruppi che seguo, ci accorgiamo per la prima volta nella giornata di avere una tensione muscolare, di essere stanchi, di avere fame o sete. Sono bisogni che erano presenti già prima, ma noi diventiamo capaci di accorgercene e di portare piena attenzione solo in quel momento. Semplicemente accendiamo la luce nella stanza che abitiamo e diventiamo consapevoli di ciò che c’è.

Talvolta stiamo nel nostro corpo a luci spente, sembra una casa disabitata perché siamo rapiti dalla mente, dai pensieri preoccupati, e da tutte le cose che ci dice dobbiamo fare.

Cosi, senza accorgercene, coltiviamo una separazione tra la mente e il corpo, che è l’effetto dello stress e il territorio in cui sorgono molti disagi che riguardano la relazione con noi stessi e con gli altri.

 

Ricucire i pensieri della mente con le sensazioni del corpo

Nel lavoro con Elena siamo impegnate a ricucire la narrazione della sua vita -quella che fa con mente in cui tutto sembra andare benissimo- con l’esperienza che ne sta facendo adesso, attraverso le sensazioni fisiche ed emotive che il corpo racconta.

Siamo d’accordo che c’è una parte allertata e spaventata dentro di lei che si sta raccontando con il linguaggio dei sintomi ansiosi.

Questo lavoro riguarda ognuno di noi: ricucire tutte le parti di noi, tenere insieme la mente al corpo, i discorsi che facciamo sulla nostra vita con quello che sperimentiamo dentro, momento per momento.

Nel percorso Prendi un respiro, torna da te impariamo a fare questo: a tornare nel corpo, a riprendere familiarità con i nostri sensi, a re-imparare come fidarci della saggezza intuitiva che possiede il nostro corpo per informarci dei nostri bisogni. È una competenza che possediamo già, da bambini ci guidava e ci permetteva di esistere. Insieme, la risvegliamo.

Potresti pensare che la mindfulness ci propone un’impresa interessante quanto impossibile da raggiungere, ma questa è un’esperienza in cui allentiamo la tensione legata al raggiungimento dei risultati: semplicemente, con gentilezza, ci alleniamo a coltivare l’intenzione di ritornare presenti, al corpo, tutte le volte che ci accorgiamo di essere dispersi.

Cosi, impariamo a tornare a noi stessi, a conoscerci in un modo diverso, a chiederci:

cosa c’è nel mio corpo adesso? quali sensazioni sono presenti? 

Sensazioni di caldo o di freddo, un formicolio, un prurito intenso, una tensione al polpaccio. Lo stomaco che brontola, un muscolo contratto che chiede di essere stirato. O ancora una improvvisa sensazione di pesantezza alle palpebre, un po’ stanchezza, il desiderio di bere, una sensazione di fretta, una leggera agitazione che sappiamo a cosa sia dovuta.

Questo genere di informazioni sono sempre presenti, in ogni momento della nostra giornata; noi semplicemente ci alleniamo ad accorgercene quando parlano sottovoce.

Prestiamo attenzione alla nostra vita che scorre silenziosa sotto le cose che facciamo. 

Lo facciamo insieme e Iniziamo il 7 febbraio, ma prima il 24 gennaio ci sarà la serata di presentazione gratuita. Ci troviamo li!

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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