Sembrerà strano ma a volte anche crescere in un contesto ricco di lodi, complimenti, rinforzi e incoraggiamenti positivi può essere faticoso, e a volte dannoso. Un po’ come dare troppa acqua a certe piante: l’acqua è vitale ma troppa può essere fatale. Riconoscimenti sinceri ma al momento opportuno piacciono (quasi) a tutti e ci aiutano a costruire una buona autostima.
Certo i complimenti sono di sicuro più gradevoli del vivere in un clima severo, critico e punitivo. Ma il punto qui è non passare da un estremo all’altro, perdendo il senso dei nostri bisogni e di quelli dell’altro in entrambi i casi. Perché, quando i complimenti sono troppi fanno pressione al pari di una critica severa.
Scrivo questo post sia per te genitore, che sei mosso dalle migliori intenzioni quando ti impegni a lodare con frequenza i piu piccoli gesti del tuo bambino, sia per te figlio/a che non ti spieghi perché sei spesso così insicuro e fragile nonostante i tuoi genitori non siano mai stati severi e aspri con te, anzi ti hanno appunto sempre lodato e incoraggiato. E nulla, nonostante tutto questo, tu oggi sei in preda a mille dubbi e tremila paure.
Prima di procedere lascia che ti spieghi cosa intendo per “troppi” complimenti: i riconoscimenti sono troppi quando diventano un’abitudine quotidiana applicata per ogni minima attività, è pervasiva (in tutti gli ambiti) e a volte esagerati o “ripetitivi” perché suonano quasi come slogan (bravissimo! Sei speciale! Sei un campione! Sei il migliore! Ce l’hai sempre fatta, ce la farai anche questa volta!).
Perché fare troppi complimenti (o riceverli) può essere dannoso:
- I complimenti continui alimentano un’aspettativa elevata per l’attività successiva. Alla lunga, la persona che li riceve pensa qualcosa di simile: “Cosa succederà la prossima volta? Non potrò essere da meno. Altrimenti li deludo”. Il messaggio che inviano i genitori è quello di dare sempre il massimo continuando a fare bene. Così nel figlio cresce l’ansia della perfezione insieme alla paura di non essere all’altezza.
- I complimenti esagerati o sproporzionati creano confusione. Un figlio capisce sempre se il complimento è congruo rispetto all’allo sforzo e all’entità dell’attività che ha fatto. Se faccio un piccolo salto e mi sento dire di essere un campione, cresce in me una confusione sulle mie capacità e anche sull’attendibilità del giudizio degli altri. Se le lodi non sono veritieri e arrivano dopo un’attività irrilevante tuo figlio coglie l’incongruenza e comincia a dubitare di sè. I complimenti eccessivi e frequenti innescano una sorta di meccanismo di pretesa verso il mondo: è come se il figlio imparasse questa sequenza causa-effetto: “se faccio cosi, otterrò questi riconoscimenti”. Cosi, continuare a fare bene una data cosa diventa l’unico modo per ott enerericonoscimenti e rendere prevedibili le risposte del mondo intorno a se.
- Continui complimenti sono uguali a continue critiche: cambia il contenuto ma sono sempre valutazioni! Il messaggio che passa è che sono qui a valutare quello che fai e quello che sei. E se qualche volta mandi un riconoscimento diverso dal complimento? Ad esempio: è bello osservarti mentre giochi. Tu ti sei divertito?/ Oppure “Mi sembri più disinvolto in questa cosa. Tu cosa ne pensi?”
- I complimenti sui risultati alimentano la confusione tra il senso del valore come persona con il risultato ottenuto. E se tralasciassi di valutare il risultato, cosa sapresti ancora dire di quell’esperienza? Anziché dire un generico “bravissimo!” potresti dire “Caspita che sforzo e che determinazione ci hai messo! Ti ammiro!”
Tutto questo per dire che, come figli, abbiamo bisogno di essere visti, non sempre di
qualcuno che faccia il tifo da stadio. Quell’osservare sincero e non pressante ci permette di scoprire come siamo. Ma non ci fa pressione ad essere sempre meglio. Ci aiuta a vedere noi e le esperienze che facciamo nei nostri punti di forza mentre sappiamo che ci sono le altre cose che a volte non vanno così bene.
Anche a te è capitato di essere oggetto di una miriade di complimenti faticosi da gestire alla lunga? Qual è la conseguenza piu faticosa che ti trovi ad affrontare? Raccontamelo se ti va, e se vuoi svincolarti da questa paura di deludere e dall’ansia di dover fare sempre di più e sempre meglio, possiamo parlarne in un colloquio a quattr’occhi.
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Quello che descrive qui è proprio l’errore che fece continuamente (e fa tuttora) mio padre (ma anche altri parenti) quando ero una bambina, e mi sentivo continuamente in ansia da prestazione in qualsiasi cosa facevo, anche perché era molto facile sentirlo etichettare i comportamenti degli altri per ogni piccola cosa, anche futile. Il risultato è stato l’abbandono scolastico e il suo faticoso recupero, una vita spezzata che sto cercando ora di ricostruire faticosamente.
Mi sembrava che le mie azioni fossero invisibili ai suoi occhi, perché qualsiasi cosa facessi, anche la più piccola, ero un genio, la migliore, quella imbattibile; sentivo questi complimenti come delle falsità nei miei confronti, e non potevo fare marcia indietro perché sarebbe stata una condanna alle critiche, spesso difficili da eliminare, se non quando la stima nei miei confronti non fosse tornata agli alti livelli di prima.
All’età che ho adesso, con l aiuto della terapia, mi sto riappropriando della mia normalità, dei miei difetti, della mia umanità, ed è bellissimo.
Caterina, grazie di questa condivisione! Faticoso e fruttuoso il percorso che hai fatto: sono felice per te. È davvero bellissimo imparare a sostenerci anche quando non siamo eccellenti: è un atto d’amore genuino quello di accettarci cosi come siamo e non per i nostri risultati! Ti abbraccio!