Quante volte senti dire nelle tue giornate che due persone si separano perché troppo diversi? Quante volte senti attribuire la causa della rottura di un legame all’incompatibilità di carattere?
Ecco, questa questione dell’incompatibilità di carattere e dell’essere troppo diversi è una scorciatoia semplice per spiegare le cose, ma che a me fa riflettere sempre tanto perché mi sembra di non cogliere l’essenza della questione. Andiamo insieme un po’ più a fondo?
Ci sono due grandi idee con cui facciamo i conti quando pensiamo alla coppia:
- la prima, che è alla base dell’idea di incompatibilità, è che per stare bene insieme dovremmo essere affini o uguali perché in fondo il proverbio dice “chi si piglia, si assomiglia”. Ma in cosa devo essere simile o uguale ad un altro essere umano di preciso? Cosa devo guardare per poter dire di essere compatibile?
- la seconda idea con cui ci scontriamo è il mito della complementarietà, perché pare che anche in amore “gli opposti si attraggano”, quindi se lui è razionale e io sono emotiva ci completiamo (va da sé quindi che individualmente, per logica, invece risultiamo un po’ monchi!). Ma davvero io devo completare qualcuno? Io voglio una relazione di coppia che presuppone che si funzioni bene solo se per magia la mia personalità si incastra con quella di qualcun altro?
Ora, non so cosa ne pensi tu, ma queste due visioni per me non funzionano perché di fatto non valorizzano la diversità. Anche nella seconda visione che sembra ammiccare alla diversità, ad esempio, le divergenze vengono contemplate soltanto fino a quando vanno a braccetto e rispettano un certo schema prevedibile, per cui alla fine si completano insieme (la soluzione che si prevede è quasi sempre il compromesso in cui ciascuno perde un po’ del suo).
La questione della diversità ci chiede invece di porci questa domanda: in che modo diventa un problema per me il fatto che questa persona sia cosi diversa da me?
Secondo me non esiste un troppo nella diversità. Il diverso da me è diverso e basta. Il punto è scoprire come sostenere la diversità di entrambi aiutandosi a crescere reciprocamente che significa potersi dire: ti aiuto ad essere te, diverso da me e mi impegno ad essere me, diversa da te.
Nello specifico, occorre fermarsi a pensare: “cosa mi succede dentro quando incontro un modo diverso di pensare, di fare, di sentire dell’altro? Cerco sempre un punto di incontro con l’altro ingaggiando negoziazioni senza fine? Mi ostino a far comprendere all’altro il mio punto di vista, il mio sentire cosicchè possa non solo comprenderlo ma adeguare almeno un po’ il suo al mio? So tollerare la perdita di punti di contatto con l’altro in alcuni ambiti della vita?” Sono tutte domande aperte, che ti aiutano ad andare più a fondo e scoprire un qualcosa in più di questa difficoltà.
Ci sono infatti delle differenze che è utile valutare, e sono quelle che hanno a che fare con i valori di ciascuno dei due partner (quali sono le cose in cui credo fermamente e in quali esperienze della mia vita l’ho imparato?) e quelle che riguardano la direzione del progetto di coppia (quale futuro desidero per me e per noi nella mia visone di coppia?). Nei percorsi di coppia, spesso mi accorgo che su questi aspetti spesso ci si conosce poco in realtà. Conoscere i valori e i desideri esistenziali della persona che ci sta vicino non significa scambiarsi informazioni sul fatto che “io credo nella famiglia” ma poter scoprire insieme cosa vuol dire per ciascuno questo slogan (cosa è famiglia per lui o lei? attraverso quali eventi della sua vita ha scoperto quest’aspetto come un valore?). Conoscersi cosi presuppone un dialogo molto profondo su tanti aspetti della nostra storia e quindi un’intimità psicologica che spesso non siamo abituati a coltivare.
Per tutte le altre differenze caratteriali, che non riguardano bisogni esistenziali, fermati e torna su: probabilmente il problema non è che siete troppo diversi ma che questa diversità genera un conflitto o una difficoltà, che può essere affrontata. E poi riprendi il filo da qui.
E tu che esperienze hai su questo? Raccontamele se ti va e, se hai qualche difficoltà a dare una risposta alle domande possiamo farlo insieme, a quattr’occhi.
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Ciao Claudia,
ho letto il tuo post e sono d’accordo su molti aspetti. Ma sicura che puo’ essere sempre affrontata queta diversità? Se è una diversità che non consente alla coppia di crescere singolarmente e insieme, davvero ci dobbiamo poi sforzare cosi tanto da trovare un punto di incontro?
Per farla breve sono fidanzato con una ragazza da 10 anni, ora ne abbiamo entrambi 30. Sembra che da una parte siamo cresciuti insieme, ma siamo davvero diversi. Io ho fatto l Erasmus, ora lavoro all’estero e ho provato sempre ar enderla partecipe nella mia vita con la speranza che potesse comprendere che la vita va vissuta, e che tutto bellissimo il posto dove siamo nati e cresciuti, ma questo era il momento di cambiare, almeno per un periodo di tempo, dato che la possibilità di costruirci un futuro insieme per il momento è qui (lavoro in Svizzera).
Lei ha provato a seguirmi, ma non si sentiva realizzata, si è arresa dicendo che non era questa la sua strada, ed è ritornata. Mi ha chiesto di rientrare ma io ora non mi sento di mollare tutto quello che mi sono creato con le mie mani (bel lavoro e gratificante professioalemente ed economicamnete). Ci siamo presi un periodo di pausa per capire cosa puo’ fare bene per entrambi, ma non riesco a trovare una soluzione fattibile.
Lei è molto gelosa, quindi la distanza non è un percorso semplice, abbiamo gia’ provato, e non accetta a volte che io faccia determinate cose, non so sembra quasi che dopo 10 anni ancora non si fidi di me. Io sono esattamente l’oppsto, sono il primo ad essere contento a vederla realizzata e quando fa nuove esperiene che le possono far bene, logicamente non parlo di ragazzi, ma mi riferisco a viaggi, lavoro etc.
Lei vorrebbe che io ritornassi, io non mi sento ancora pronto e realizzato del tutto per fare un passo del genere e il punto di incontro non si riesce a trovare.
Io non sono nessuno per forzarla a farla stare qui, e accetterei anche una distanza provvisoria da una parte, ma dall’altra so che non potrebbe funzionare. La cosa che piu’ mi preoccupa e che sono ormai anni che lei mi chiede di provare a realizzarmi giu’ in italia, e lasciare quello che attualmente mi rende felice, indipendente e gratificato, a prescindere logicamente da tutti gli aspetti negativi e complessi che si possono incontrare nel vivere in un paese che non è il tuo (lingua, cultura etc.). Ma significa davvero questo amare una persona? Oppure l’amore puo’ essere piu’ associato ad un concetto di libertà?
L’ unica spiegazione che riesco a darmi è che viaggiamo su due linee d’onda diverse, non mi permetterei mai di dire quale è la migliore e quale la peggiore, ma siamo diventati diversi per una serie di fattori ed esperienze fatte.
Grazie per qualsiasi prezioso consiglio riesca a darmi, e nel caso saro’ contento di fornirle piu’ dettagli.
Cordialmente
Francesco, grazie per aver condiviso questa tua esperienza!
Sforzarsi a trovare un punto di incontro adattandosi ad oltranza o facendo un braccio di ferro senza fine perché ciascuno dei due veda riconosciuti i propri bisogni, certamente non è una strada salutare. Credo che questo momento critico per la vostra coppia stia portando a galla bisogni differenti, priorità sui valori e sul progetto personale e di coppia. Accettare le differenze non significa trovare sempre e a tutti i costi un punto di incontro (ci sono aspetti su cui non ci si può incontrare); significa poter guardare insieme queste differenze e scegliere come rispettarle. A volte rimanendo uniti, a volte valutando la possibilità di salutarsi. La sfida è ascoltare bene le emozioni e le consapevolezze che vengono a galla in questi momenti per scoprire quale esperienza e quale relazione ci permette di crescere, condividere un percorso con l’altro, rimanendo noi stessi. Io ti auguro di fare chiarezza dentro per scoprire questo, che è l’essenziale, al di là delle specifiche differenze sulle singole scelte. Faccio il tifo per te e, se hai bisogno, possiamo esplorare più a fondo la questione, su skype! In bocca al lupo!
Salve Claudia,
la ringrazio per la gentile ed utile risposta.
Il punto difficile stà proprio nel condividere un percorso con l’altro, rimanendo noi stessi. Ecco questo dal mio punto di vista è fattibile solo nel caso in cui i due individui abbiamo la stessa visione e viaggino sulla stessa lunghezza d’onda.
Non credo che un amore, anche il piu’ bello di questo mondo, potrebbe rendere possibile un tale comportamento quado alla base si evidenziano sostanziali differenze e diverse priorità.
Lei ha parlato di riuscire ad accettare le differenze, sono d’accordissimo, ma non è per niente facile accettarle quando portano mancanze e malessere.
Il momento della decisione, non è per niente un mometo semplice, facile… Da una parte ci sono i sentimenti verso questa donna, e dall’altra parte la realizzazione professionale.
Il punto è: davvero le gratificazioni e successi sono e riescono ad essere tali se non condivise con altri, o piu’ precisamente con la persona che ami?
Oppure, davvero un amore riuscirebbe e potrebbe colmare mancanze personali, come per esempio professionali ed economiche?
So’ che non esiste una risposta giusta ed una sbagliata, ma ascoltare pareri esterni fa sempre bene.
La ringrazio e le auguro una buona serata.
Ciao,volevo un tuo parere su ciò che mi è successo ultimamente.
Il mio ragazzo,con il quale stavo da un anno e del quale sono innamorata,mi ha lasciata per la seconda volta,dopo due mesi da quando eravamo tornati insieme.
Il nostro è sempre stato un rapporto instabile,sia perché io dopo una forte delusione d’amore uscivo da 6 anni di singletudine quindi quando l’ho conosciuto l’ho fatto penare parecchio prima di lasciarmi andare,sia perché lui da anni ha una crisi lavorativa/esistenziale perché ha dovuto chiudere la sua attività commerciale ed ora è pieno di debiti.
Lui fin dall’inizio sembrava innamorato,poi quando ho cominciato ad aprirmi anch’io,lui è diventato distante e quando glielo chiedevo mi diceva che era perché si sentiva depresso perché aveva perso il lavoro,io non riuscivo a fidarmi,pensavo che non mi amasse e siccome litigavamo tutti i giorni,lui ha deciso di lasciarmi.
Dopo qualche giorno mi chiede di tornare insieme,io mi prendo del tempo per pensarci e quando lo rivedo per dirgli di sì,all’improvviso sbotta e mi dice che lui vuole andare all’estero perché gli è stato offerto un ottimo lavoro e che qui non ce la fa più. Io mi rifaccio viva,gli chiedo di tornare comunque insieme e se poi fosse partito davvero l’avrei lasciato partire,lui mi dice di no,perché non sarebbe stato giusto tenermi legata a lui. Dopo una settimana mi faccio risentire io,ci rivediamo e lui mi chiede di tornare insieme,dice che ha trovato un nuovo lavoro,che non lo fa guadagnare molto,ma fino a quando varrà la pena restare,lui resterà perché vuole costruire qualcosa di serio con me. Ci rimettiamo insieme e le cose vanno meglio,anche se il suo modo rude di porsi nei miei confronti ci fa litigare spesso,tanto che lui invece di ammettere i suoi sbagli,se ne esce sempre fuori con la frase”Tu vuoi una persona diversa da me” ventilando una possibile rottura. Nel frattempo mi chiede di andare a vivere insieme a lui,mi dice che le cose stanno andando sempre meglio,ma dopo una litigata sempre per questo difetto mi dice che deve riflettere e dopo qualche giorno mi lascia,dicendo che la sua instabilità con il lavoro lo influenza anche sulla vita privata e lui nom vuole trascinarmi in una storia instabile in cui ogni giorno lui mi fa pensare che mi lascerà. Io gli dico che non credo che sia questo il vero motivo,ma credo che a questo punto lui non mi abbia mai amato,per rinunciare per la seconda volta a me,dato che anch’io pur nutrendo la convinzione che non fosse giusto per me,sono rimasta per amore. Lui nega,dice che mi ama e che l’amore non è egoismo. Secondo te ho ragione? Non mi ha mai amata?
Cara Ariel, eccomi qui. Innanzitutto grazie per aver condiviso la tua esperienza! Questo post suscita condivisioni tipiche della posta del cuore. Io non so cosa quest’uomo abbia provato per te e penso che, purtroppo, quello che sentiamo dentro non sempre si evince dai nostri comportamenti. A volte ci avviciniamo e ci allontaniamo perché siamo esitanti, altre volte facciamo lo stesso perché siamo spaventati dall’intimità. Credo però che la vera questione qui non sia tanto “capire con la testa” le ragioni dei suoi movimenti di avvicinamento e allontanamento (che potremmo/potresti esplorare solo insieme lui) ma guardare dentro di te per sentire e capirci di più dell’effetto che produce in te il suo andirivieni. Che risonanza produce dentro di te? Che tasti dolenti solleva dentro di te? Una storia d’amore ci permette di conoscere sempre qualcosa di noi stessi: io ti auguro di utilizzare questa esperienza difficile cosi, come materiale grezzo da lavorare per scoprire cosa desideri e di cosa hai davvero bisogno adesso. Occuparti di lui, trovare da sola spiegazioni ai suoi comportamenti, potrebbe essere un’occasione sprecata per te. Cosa ne pensi? Ti mando un abbraccio e ti faccio un grande in bocca al lupo!
Ciao Claudia, desidero condividere con te una breve esperienza. Un anno fa, in un paese straniero, ho conosciuto una ragazza (e madre vedova) di cui mi sono invaghito. Abbiamo intrapreso una relazione in cui però sento di non aver dato il massimo (il fatto che fosse madre mi ha reso insicuro, essendo che non mi sento pronto a creare improvvisamente famiglia, date le condizioni, e l’ho scoperto col tempo, mantenendo un piccolo margine di distanza). Mi ritengo una persona molto curiosa, piena di entusiasmo, sono dedito allo sport e alla cultura in generale, appassionato di diversi settori, amo il cambiamento, l’apprendimento, l’attività intellettuale e fisica, tutto ciò che non conosco. Mentre ho l’impressione che lei sia esattamente il contrario, ama la routine, la sicurezza, la casa, se io ordino il piatto che non conosco lei ordina quello che è sicura di apprezzare, preferisce l’intrattenimento che distrae, la canzone spensierata. Col tempo ho notato che i miei interessi (che mi prendono anche molto tempo) spesso la spaventano, la intristiscono (i temi le risultavano pesanti) ed erano anche motivo di gelosia (si, quando qualcosa attira la mia attenzione non posso fare a meno di non approfondire). Tuttavia ho sempre avuto l’accortezza e il piacere di soddisfare e incuriosirmi dei suoi interessi (la commedia a teatro, la pittura, il cinema leggero e così via), cosa che invece riesce difficile nel senso opposto. Mi rendo conto che se dovessi passare più tempo con lei, un buon 70% di ciò di cui mi occupo dovrei farlo da solo, o con chissà chi altro, perché non sono nella condizione di comunicare, o quasi, i miei entusiasmi a lei. Per questo mi sono spesso sentito dire di essere un narcisista (è vero, sono soddisfatto della mia posizione, del mio lavoro, della mia persona, e vivo, seppur con qualche timidezza fastidiosa, me stesso con piacere). Amando anche il viaggio saprei che non potrei affrontare un comune viaggio con lei nella maniera in cui vorrei viverlo, e questo diventa anche un sinonimo che rappresenta la nostra possibile vita insieme. So benissimo di avere i miei torti nel fatto che non le ho dato abbastanza sicurezza (ero insicuro, volevo capire meglio prima di dare il massimo) e che i miei interessi, in questa situazione, hanno rivestito e rivestono ancora un ruolo apparentemente più forte per cui lei (che richiede molta attenzione, e questo mi preoccupa) è purtroppo molto insofferente. Un calore mi pervade il cuore quando la vedo occuparsi di una cosa che ama fare dimenticandosi di tutto il resto, ma la stessa cosa non vale al contrario, anzi, ora ormai sento come la colpa di aver occupato così tanto tempo a cose che le hanno recato sofferenza, ma a cui non ho potuto rinunciare. Lei voleva il matrimonio, un tema a cui invece, purtroppo, non sono riuscito ad interessarmi, dato che sarebbe diventato, forse, un grosso rischio per entrambi. Gli interessi sono davvero così pericolosi? Quanto un uomo/donna dovrebbe essere capace di sacrificare? Non credo che il sacrificio faccia parte di un rapporto sano (casi estremi a parte), e credo invece che la curiosità sia un elemento fondamentale che offre entusiasmo, che è la chiave per una piacevole e partecipativa convivenza. Dal momento che amo le sfide stavo per affrontare questo rapporto come una nuova sfida che però ho deciso assolutamente di interrompere, perché ovviamente non mi sembrava il modo giusto per farlo. La mia famiglia ha sempre avuto problemi legati all’interesse (mio padre pantofolaio, mai una gita, mai un viaggio, mai un entusiasmo), mia madre invece è enormemente attiva e lamenta la staticità e il nervosismo di mio padre (che lamenta con grande dissenso la sua fugacità).
Eddy, grazie per la tua condivisione!
In bocca al lupo per questa delicata avventura che riguarda il rimanere te mentre ti mantieni vicino all’altro! Leggo che sei consapevole di tante cose su come funzionate insieme e mi fa piacere. Se la chiarezza mentale basta a rasserenarti, bene, sei sulla strada giusta. Se invece hai la sensazione di rimanere inquieto e incastrato in una questione aperta dentro di te, nonostante tutto quello che sai con la testa, ti invito ad indagare i ganci -emotivi- e i temi legati alla tua storia (a cui hai appena accennato) che ti mantengono dentro questa relazione. Sanare questi aspetti può aiutarti a non replicare questo schema e procurarti quello che desideri di più. Un abbraccio!
Ciao,
Ho un forte dilemma,
Lui è molto calmo e io attivissima.
Lui mi ha promesso dei punti d’incontro sul fatto di uscire e fare cose insieme che a me piacciono.
Il mio dilemma è come posso stare io con una persona così calma anche caratterialmente e quanto possono durare questi compromessi.