In questa quarantena stiamo facendo tante esperienze nuove: anche quelle abitualmente stressanti sono stressanti in un modo nuovo perché raramente ci siamo trovati per un tempo cosi prolungato a fare coesistere tutti i nostri ruoli relazionali sotto lo stesso tetto. Spesso nello stesso posto fisico, in casa, siamo contemporaneamente genitori, compagni, professionisti. Rivestire tutti questi ruoli (e bisogni) in modo promiscuo dentro la stessa casa può essere disorientante, unificante in un certo senso, ma di certo aumenta la complessità.

Rispetto alle relazioni, quando le cose si fanno difficili, possiamo notare che si amplificano i conflitti oppure la solitudine. In queste settimane, entro nelle case degli altri più del solito grazie a Skype e osservo che, all’esperienza di sentirci bloccati in casa, può aggiungersi in alcuni casi la sofferenza di sentirci anche bloccati o in difficoltà rispetto alle nostre relazioni perché quelle che viviamo a stretto contatto a volte diventano più conflittuali oppure perché sentiamo la mancanza di quelle che non possiamo vivere abbastanza, per cui finiamo per sentirci soli.

In questo post vediamo l’impatto di questa esperienza sulle nostre relazioni per cogliere di cosa abbiamo bisogno, cosi da procurarcelo, sempre stando a casa.

Nella stessa casa: stessa situazione stressante, diverse strategie per cavarsela

Sotto lo stesso tetto coesistono non solo una molteplicità di ruoli ma anche diverse strategie per affrontare lo stress: alcuni fra noi diventano iper-logici, organizzati, pragmatici e ordinati, qualcun’altro fra noi rimane più catturato dal mondo emotivo, meno capace di fare progetti ma più coinvolto dall’emergenza nel presente. Non c’è un modo migliore ed un altro peggiore: sono due strategie per cavarcela e sentirci al sicuro nei momenti difficili. Ma, proprio perché è un momento stressante, può capitarci di  trasformare queste differenze in atteggiamenti opposti per cui non ci sentiamo capiti dall’altro e ci sentiamo distanti. E cosi aumentano i conflitti, da quelli più banali a quelli più complessi, urlati o silenti.

Anche in quarantena, le differenze non ci collocano necessariamente agli antipodi rispetto ad un atteggiamento o ad una qualità ma possiamo invitarci a viverle come risorse e stili complementari. Ad esempio, chi è in grado di strutturare e pianificare sotto stress aiuta l’altro (o l’intera famiglia) a contenere e arginare un po’ il disagio, mentre chi è più coinvolto emotivamente nel presente aiuta a non sottovalutare il pericolo occupandosi di proteggere se e gli altri mentre rimane a contatto con l’esperienza cosi com’è.

Può essere risanante poterci accorgere che, sotto i diversi stili ci sono probabilmente emozioni simili: tristezza, impotenza, rabbia, confusione. Incuriosirci di ciò che sente l’altro, sotto la scorza della sua strategia di adattamento, e parlarne ci può aiutare a sentirci vicini e diversi.

 

L’effetto sulle relazioni familiari

Ma torniamo alla questione delle relazioni: dal punto di vista delle relazioni, in questi giorni possiamo sentire qualcuno troppo vicino (e sentirci quasi soffocati) oppure che qualcun’altro non è abbastanza vicino perché è lontano ed anche irraggiungibile per questioni di sicurezza. A seconda della nostra situazione, possiamo sperimentare cosi il desiderio di vicinanza perché ci sentiamo soli o desiderio di lontananza perché ci sentiamo soffocare.

Come cavarcela in questa situazione? Ognuno di noi sta già facendo diversi tentativi per adattarsi al meglio e per trovare la giusta distanza in questo momento delicato ma credo che possa essere utile, adesso più che mai, come in una vera terapia d’urto, allenarci a sentire il nostro limite rispetto al bisogno di vicinanza e di distanza per imparare a creare confini o a dissolverli. Vediamo cosa vuol dire in pratica.

Creare confini e dissolvere confini, in casa

Casa è un posto in cui incontriamo gli altri ma anche un posto in cui possiamo ritirarci. Se ci sentiamo molto soffocati può essere utile aiutare noi stessi a trovare dei tempi e degli spazi solo per noi; non importa per quanto tempo in questa situazione di emergenza, ma chiediamoci: mi do il permesso di ritirarmi quando ne sento il bisogno? c’è uno spazio ed un momento durante la giornata in cui chiudo quella porta per fare qualcosa solo per me? Sembra una cosa banale ma non è scontato questo aspetto: aldilà degli spazi fisici, spesso non abbiamo imparato a ritirarci con noi stessi in presenza degli altri e finiamo per confondere il ritirarci con il sentimento di solitudine o con il rifiuto degli altri.

E se abbiamo desiderio di vicinanza e ci sentiamo soli? Questa è un’esperienza che possiamo fare sia se siamo in compagnia, sia se siamo oggettivamente soli. In entrambi i casi possiamo imparare ad amplificare la connessione emotiva con chi ci è vicino o procurarci dei nuovi modi per sperimentare il senso di connessione coltivando uno spirito di comunità allargato: come puoi renderti vicino a quella persona? come puoi contribuire da casa tua a sentirti parte di quell’esperienza? c’è qualcosa che puoi fare per gli altri, per quella causa che ti sta a cuore? Possiamo connetterci e sentirci parte di alcune esperienze in infiniti modi e questa può essere l’occasione per sperimentarli. Fra qualche giorno ne proporrò uno anche io e, se sei iscritto alla newsletter, lo saprai prima degli altri.

Adesso dimmi di te: come te la stai cavando rispetto ai tuoi bisogni relazionali in queste settimane? Raccontamelo se ti va, leggervi è un modo per connetterci, anche a distanza.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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