Tutti eccelliamo nell’arte dell’intimità all’inizio di una relazione, nel periodo della luna di miele, quando tutto è pieno di novità, di aspetti da esplorare. Ma è dopo che le cose si  fanno più difficili, quando la relazione si evolve, gli impegni aumentano; e cosi possiamo perdere la nostra capacità di intimità, possiamo sentirci spaventati, non riuscire a sopportare la fatica del mantenere la relazione, la fatica di spiegarci profondamente ed esprimere le nostre emozioni.

Spesso sfoghiamo le nostre emozioni, oppure al contrario le teniamo dentro; accendiamo conflitti a partire da pretesti futili oppure li evitiamo del tutto. In entrambe le situazioni rinunciamo a raccontarci in profondità, a condividere come stiamo, a scoprire di cosa abbiamo bisogno.

Parlare dell’altro ed evitare noi stessi

Molti conflitti nascono da un pronome che ha il potere di mettere il nostro interlocutore rapidamente sulla difensiva: tu non mi capisci, sei un egoista, sei assente, distratto, inaffidabile ecc… Tu. E mentre lo diciamo puntando il dito -concretamente o metaforicamente- ci distraiamo rispetto a noi stessi: cosa potremmo permetterci di dire -di noi- se evitassimo di parlare dell’altro? come ci sentiamo noi quando il nostro partner fa una data cosa? che emozione sentiamo?

Non è facile ritornare con gentilezza a rivolgere l’attenzione verso noi stessi per chiederci come stiamo e di cosa abbiamo bisogno. Perché non sempre lo sappiamo, con chiarezza. E anche perché essere intimi e rivelarci all’altro ci rende vulnerabili.

La sofferenza di non sentirsi capiti

Quando entriamo in conflitto incontriamo la sofferenza di non sentirci capiti, visti profondamente, rispettati, amati proprio come vorremmo. In quei momenti, il volume delle nostre emozioni spesso è legato a questo vissuto: se ci pensiamo bene, quanta rabbia, delusione e tristezza spesso ci sembra sproporzionata rispetto a quello che sta avvenendo?

E di chi è la responsabilità di non capirci? A chi spetta il compito di consolarci? Nella relazione di coppia spesso viviamo nell’aspettativa che questo dovere sia di competenza dell’altro; qualche volta lo deleghiamo e lo desideriamo proprio come prova del suo amore e della nostra sintonia. Costruiamo narrazioni sull’atro, e sulla nostra coppia che ci portano lontano da dove siamo, da cosa sentiamo proprio adesso.

In queste attese, spesso disattese, per l’appunto, ci dimentichiamo che a volte è difficile anche per noi comprendere noi stessi. Figuriamoci comprendere un altro essere umano, per quanto familiare e conosciuto, che cresce e cambia ogni giorno scoprendo dei bisogni sempre nuovi.

Tempo fa una partecipante ad un gruppo di mindfulness ha detto che per lei l’intimità era proprio come il lievito madre: da rinfrescare ogni giorno. Parlava dell’intimità con se stessa, quella che si stava impegnando a coltivare ogni giorno, attraverso l’ascolto di se. Ma credo valga anche per l’intimità con l’altro, quella che spesso ci manca nelle nostre relazioni affettive e di cui abbiamo sempre fame.

Per questa ragione, in questi giorni ho inserito nell’audiocorso PARLIAMONE PER CAPIRCI MEGLIO sei tracce di mindfulness per approfondire il tema, per imparare ad ascoltare noi stessi, cosi da poter comunicare con l’altro. Dentro trovi spunti per ascoltare l’altro con un’attenzione consapevole e anche 24 carte contenenti delle frasi interrotte che ci invitano a comunicare con l’altro a partire da ciò che sentiamo; ci permettono di allenarci a comunicare in un modo più intimo, esponendoci in prima persona. Senza tu accusatori, ma con l’invito a rivolgere l’attenzione a noi stessi. Se sei già iscritto le trovi accedendo alla tua area riservata, se non sei ancora iscritto puoi ascoltarle acquistando l’audiocorso: fino a domenica 10 luglio puoi farlo con uno sconto del 15%

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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