Le emozioni ci accompagnano in ogni momento della nostra giornata eppure spesso tendiamo ad avere una certa avversione verso ciò che sentiamo: potremmo considerare la nostra emotività un difetto, un’interferenza da saper gestire. E cosi possiamo finire per ritenerci come troppo emotivi o al contrario molto razionali.

Nel mio lavoro, mentre ascolto le persone che si raccontano, le osservo talvolta sommerse dalle loro emozioni, quasi in preda ad una sorta di diluvio emotivo. Altre volte, al contrario, alzano un muro molto alto per proteggersi dal proprio sentire e appaiono logiche, asciutte e razionali.

Queste due espressioni sono i due estremi di un continuum, due sponde di un fiume: da una parte, la sensazione di essere sommersi da emozioni e sensazioni intense; sull’altra sponda il rigore della mente, ci si appella alle regole e alla logica per controllare quello che succede.

Essere emotivi: quando subentra il giudizio 

Quando siamo in preda ad una sorta di diluvio emotivo ci sembra di navigare nelle montagne russe delle emozioni, abbiamo la sensazione di sentire troppo e ci percepiamo esagerati per l’intensità con cui risuoniamo con le nostre esperienze. E soprattutto ci giudichiamo fragili per questa nostra capacità.

Potremmo dire che, all’esperienza emotiva nuda e cruda, aggiungiamo un rimprovero interno rispetto a come dovremmo sentire e reagire in quella data situazione.

Ed è il rimprovero che genera vergogna e un senso di inadeguatezza. Non è sentire il vero problema, ma accorgerci -di fronte allo sguardo dell’altro- della voce rotta, del calore che divampa sul viso, del tremore alle mani.

Cosa potrebbe accadere invece se potessimo fare spazio a ciò che sentiamo senza giudizio? 

 

Essere razionali: al riparo dal sentire

L’altro giorno all’uscita di scuola di mio figlio ho soccorso una bimba caduta a terra: a consolarla siamo arrivate io ed una sua amichetta; è stata quest’ultima a rendere le cose più spiacevoli della paura e del dolore fisico, perché ha iniziato a spiegare alla coetanea perché non serviva piangere e si è affrettata a ricordarle che ci sono cadute peggiori. La sua, quella che aveva sperimentato quando era più piccola cadendo dalle scale, per la precisione.

Aveva ragione sul piano della logica, e capita ad ognuno di noi di voler attutire la spiacevolezza con i dati di realtà, ma: cosa c’era di cosi faticoso da accogliere in quel momento sul piano emotivo? Che succede se non spegniamo subito la spiacevolezza?

Quando eccediamo con la logica come quella bimba ci proteggiamo dalle emozioni con cui non abbiamo familiarità, invitandoci a “non pensarci su”, minimizzando ogni accaduto e avventurandoci in confronti poco efficaci per consolarci.

 

Cavalcare le nostre emozioni

Nella stanza della terapia spesso i miei occhi si fanno lucidi, arriva il groppo alla gola, a volte rido fragorosamente, altre volte sussurro. Succede che taccio e mi faccio silenzio e in altri momenti alzo la voce energica e perentoria. Talvolta mi sento una morbida coperta, in altre occasioni una lastra di marmo.

Non esiste la neutralità del sentire, un sentire abbastanza. Esistono le persone (anche quelle che di lavoro fanno le psicoterapeute) che si danno la possibilità di accogliere ciò che sentono cosi com’è, ne sono consapevoli, e modulano i loro comportamenti scegliendo cosa è più opportuno fare in ciascuna situazione.

Quando stiamo bene siamo flessibili e ci posizioniamo sul letto del fiume: ci adattiamo a quello che accade aderendo alla realtà, e allo stesso sappiamo offrire comprendere a noi stessi. Accogliamo ciò che sentiamo e, con saggezza, regoliamo le nostre emozioni.

Impariamo a cavalcare le nostre emozioni perché abbiamo fatto esperienza di qualcuno che si è sintonizzato con noi e, al contempo, ci ha contenuti. Cavalcare le onde delle nostre emozioni vuol dire fare esperienza che, sul letto del fiume, ci si bagna ma non si annega.

 

Se vuoi continuare ad approfondire questo tema lo facciamo insieme, nell’appuntamento gratuito di questo mese su Zoom. Ci troviamo il 24 febbraio alle 19 e parliamo di come cavarcela quando ci sentiamo troppo razionali o troppo emotiviSe vuoi raggiungerci, puoi iscriverti qui.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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