L’altro giorno nella stanza delle parole, ho accolto un uomo innamorato: certo non era questo il motivo per cui era li con me, ma in questa stanzetta dalla quale ti sto scrivendo adesso, entra la vita tutta intera, per fortuna. E quel giorno, insieme, abbiamo fatto spazio alla comparsa inattesa di un amore.

Che belli che siamo -tutti- quando siamo innamorati!

Mi sono fermata ad ascoltarlo mentre lentamente sceglieva le parole per raccontarsi; aveva uno sguardo di chi aveva avuto una rivelazione: vivido, stupito, appagato, incuriosito. Parlava di lei certo, ma era stupito di sé.

Cosi, lentamente, l’ho invitato a tornare a se per dare un nome a quello stupore e gli chiesto che cosa gli piacesse di se stesso mentre stava con lei, che cosa stava avvistando di se grazie alla vicinanza di quella donna. Si è interrotto dal suo flusso di pensieri, stupito a quel punto anche della mia domanda, che ha definito difficile.

Poi, tra silenzi e parole abbiamo lasciato emergere quali parti di sé questo incontro inatteso gli stava rivelando. Lei era meravigliosa certo, ma lui era altrettanto innamorato di un modo nuovo di sentirsi e sperimentarsi.

In effetti, quando ci innamoriamo sentiamo desiderio e piacere per l’altro ma rimaniamo affascinati anche da chi siamo noi in presenza di quell’altro.

Sarà per questa ragione che a volte rimaniamo aggrappati a relazioni che non sono più amori nutrienti? sarà che il dolore di perdere l’altro a volte si accompagna alla fatica di lasciare andare quella parte di noi che abbiamo visto, proprio grazie all’altro?

L’amore illumina la zona cieca

La verità è che quando ci innamoriamo lo sguardo dell’altro ci restituisce di essere belli, amabili, interessanti. E noi ci riappropriamo di qualche parte di noi che non frequentiamo abbastanza, che non conosciamo, rispetto alla quale siamo ciechi.

Si, perché come dicono Joe Luft e Harry Ingham c’è una zona cieca in ciascuno di noi, una parte che non riusciamo a vedere: lì abitano tutti gli aspetti di noi che gli altri vedono ma che a noi sfuggono, svalutiamo o ignoriamo. Sono parti di noi che non vediamo perché il nostro sguardo spesso è poco limpido, risente delle nostre ferite e della nostra storia.

Gettare luce nella nostra zona cieca, prima di innamorarci, è una cosa che schiviamo volentieri, perché il più delle volte temiamo quello che gli altri vedono di noi, ci fa sentire scoperti, un po’ a nudo. Potremmo sentire la paura del giudizio (“magari vede delle cose brutte e non vorrei saperle, mi farebbero male!”), perciò ci proteggiamo nascondendoci un po’. O semplicemente ci teniamo alla larga dall’intimità per evitare che l’altro, avvicinandosi, ci costringa a vedere qualcosa che non ci piace di noi stessi.

Ci proteggiamo certo, ma ci precludiamo anche la possibilità di incontrare e riconoscere, insieme alla nostra vulnerabilità, anche aspetti belli e preziosi di noiLe persone da cui ci sentiamo visti e amati ci permettono di riappropriarci di questa parte di noi e, il più delle volte, possono aiutarci ad uscire da quell’idea opaca che conserviamo di noi stessi.

L’altro come specchio

Possiamo fare esperienza di essere visti nella nostra coppia, nella nostra famiglia, in un’amicizia importante per noi. Ovviamente, anche nella relazione terapeutica esploriamo e custodiamo la nostra zona cieca: ogni persona che incontro in questa stanzetta mi affida il compito di rispecchiargli ciò che non vede di sé ed io con il mio sguardo fornisco all’altro una prospettiva diversa su di sé, meno critica e più comprensiva.

Forse potremmo tutti cominciare a volerci bene concedendoci quello sguardo, quando lo incontriamo. Potremmo soffermarci a chiedere alle persone di cui ci fidiamo cosa vedono di noi. E iniziare a pensare all’altro come uno specchio per guardarci dentro e chiederci: come posso utilizzare al meglio la prospettiva che mi offre su di me?

Nei percorsi di gruppo che conduco ciascun partecipante fa questa esperienza e la prossima edizione del percorso di libroterapia ci aiuterà ad andare a fondo proprio su questo tema. Ogni lettura ci aiuterà a ritrovare chi siamo grazie allo specchio che ci offrono le nostre relazioni: cosa scopriamo di noi grazie ai nostri amici, i nostri familiari, i nostri figli, il nostro partner?

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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