In queste settimane mi sono presa il tempo per mollare la presa, per rallentare un po’ e darmi il permesso di riposare: me lo ha chiesto il mio corpo e qualche novità della vita che ha assorbito tutta la mia attenzione.

Cosi, mi sono ricordata di quando qualche tempo fa un partecipante al percorso di mindfulness ha condiviso con me un’intuizione che aveva avuto rispetto ai diversi tipi di riposo di cui aveva bisogno.

Stava incontrando -grazie all’attenzione al corpo che rivolgiamo durante le pratiche di mindfulness- tutta la sua stanchezza: quella del corpo, quella della mente e quella emotiva e stava imparando a riconoscere ciascuna sfumatura della sua fatica per procurarsi il ristoro di cui aveva bisogno.

In questo periodo dell’anno in cui siamo alle prese con l’avvicinarsi di una pausa estiva, si affaccia dentro di noi l’esigenza di riposare (ci sembra legittimo, almeno in questo periodo!) ma potremmo rischiare di far diventare la vacanza l’ennesimo momento da riempire di attività, l’occasione per approfittare di un tempo più libero per continuare a fare cose, incontrare persone, divertirci il più possibile. Potrebbe diventare un’altra performance da portare a termine quello delle vacanze.

Ma di quale ristoro abbiamo davvero bisogno quando siamo stanchi? Di cosa dobbiamo prenderci cura per evitare di accumulare quella stanchezza che ci fa sentire stressati? Nel nostro tran tran quotidiano, ci basta distrarci un pochino con il nostro hobby per recuperare energie?

Molti dei nostri disagi si esprimono attraverso la stanchezza cronica e a volte tendiamo a sottovalutare la terapia del riposo sfidandoci ad essere sempre ad alto rendimento. 

Peraltro, non tutte le stanchezze hanno la stessa origine e per ognuna abbiamo bisogno di trovare un modo diverso per rigenerarci. Per dire, potremmo avere bisogno di un riposo fisico, mentale, sensoriale, oppure di un ristoro creativo, emotivo, sociale o spirituale.

Sapevi che siamo sottoposti a tutte queste fatiche e che ognuna di esse richiede una forma di sollievo diversa, un nutrimento specifico? Ho pensato di approfondire ciascun tipo di riposo di cui potremmo essere affamati, aggiungendo qualche spunto per fare un’esperienza pratica per iniziare a ristorarci.


Sette cause di affaticamento e sette tipi di riposo

Forse ne avrai fatto esperienza, se stiamo attraversando una fatica emotiva dormire non basta; se c’è una affaticamento nell’area della creatività continuare a pensare non aiuta; se le nostre relazioni sono molto richiedenti, abbiamo bisogno di prendere energie a nostra volta. Se i compiti faticosi della nostra routine non sono collegati al senso della nostra vita, la stanchezza racconta questo vuoto.

Se non abbiamo capito l’origine della fatica e di quale riposo abbiamo davvero bisogno le cose che facciamo potrebbero non essere delle soluzioni adatte perché ogni stanchezza racconta qualcosa di diverso del momento di vita che stiamo attraversando.

Adesso passiamo in rassegna sette cause di affaticamento quotidiano e sette tipi di riposo -diverso- di cui abbiamo bisogno. Tu nel frattempo se vuoi puoi scorrere l’elenco dicendo celò, celò, mi manca.

È uno spiegone che -spero- ci aiuti a riconoscere ciascuna fatica e poi offre uno spunto rispetto a cosa possiamo iniziare a fare per procurarci il giusto riposo.

 

Riposo fisico: ristoro al corpo

Il riposo fisico è una risposta alla stanchezza del corpo. Potremmo fermarci a chiederci se questo genere di stanchezza ci riguarda in questo preciso momento chiedendoci: “dove sento la stanchezza nel corpo adesso?”, “cosa posso fare per procurarmi sollievo proprio in questa regione del corpo?”.

Forse, fra tutte, è la stanchezza più semplice di cui occuparsi: per recuperare energie possiamo dormire, scegliere consapevolmente di non fare, rallentare e, al contempo, possiamo osservare se abbiamo bisogno di attivare dolcemente il corpo con un’attività fisica moderata che ci possa aiutare a recuperare un senso di vitalità e flessibilità.

Imparare a sentire il nostro corpo non è cosi scontato; a volte abbiamo una cognizione vaga delle nostre sensazioni e prestiamo attenzione ai segnali del corpo solo quando sono spiacevoli e si presentano ad un volume altissimo, come sintomi di cui occuparci perché non possiamo più ignorarli.

A volte può capitarci di non sapere riconoscere come riverbera il piacere nel corpo. Cosi potremmo approfittare di un tempo più rilassato per portare l’attenzione alle sensazioni piacevoli e abitarle per un po’ nel corpo, fermarci a sentirle, descriverle, tenerne traccia e metterle in parole. Facciamo un po’ di scorta e facciamoci caso: mentre passeggiamo in acqua, mentre un sole delicato ci scalda, quando siamo inebriati dagli odori del bosco durante una passeggiata in montagna, quando riceviamo una carezza o un abbraccio. Prestiamo attenzione a come riverbera nel corpo quell’esperienza.

Riposo mentale: fare spazio nella mente

La stanchezza mentale ci rende spesso irritabili, smemorati e con una grande difficoltà a concentrarci. A volte facciamo fatica a dormire perché rimangono accese dentro la testa le conversazioni o i pensieri su ciò che abbiamo fatto, non fatto, dovremmo fare, avremmo voluto fare.

Per questo genere di stanchezza non basta dormire; abbiamo bisogno di imparare a fare più pause per ritornare presenti, per incontrare con più gentilezza i nostri pensieri. Cacciarli via non serve, e spesso non ci è possibile: possiamo incontrarli e scegliere come confortarci o come cambiare la nostra relazione con i pensieri.

Riposo sensoriale: moderare gli stimoli

Uno dei motivi per cui stare a contatto con la natura ci restituisce energia è che il più delle volte troviamo tregua rispetto alla sovrastimolazione dei sensi a cui siamo sottoposti nella nostra quotidianità. Luci intense, notifiche ricorrenti, schermi di computer, conversazioni multiple, l’abitudine a fare tante cose contemporaneamente per sentirci efficienti, può farci sentire sopraffatti. Tutto questo sollecita la nostra reattività distraendoci da una percezione dell’esperienza attraverso i nostri sensi.

Possiamo rimediare allenandoci ogni tanto a chiudere gli occhi per qualche minuto ed osservare la nostra esperienza attraverso i cinque sensi.

Riprendere i sensi restituisce ricchezza alla percezione della nostra esperienza e ci permette di trovare uno spazio di riposo. Possiamo scegliere di deprivarci intenzionalmente di qualche sollecitazione esterna, possiamo dedicarci qualche momento ad osservare il nostro panorama interiore attraverso le pratiche di mindfulness che  ricevi già, se sei iscritto/a alla newsletter.

 

Riposo creativo: custodire lo stupore e la meraviglia

C’è anche una stanchezza che inibisce la nostra creatività. Quando siamo sotto pressione non riusciamo ad esprimerci in modo libero ed intuitivo. La creatività arriva quando siamo a riposo. Come possiamo recuperare il guizzo creativo del nostro bambino interiore che si stupisce, si meraviglia e connette cose apparentemente distanti tra loro in modo intuitivo e geniale? A volte basta semplicemente fare un po’ di vuoto; altre volte possiamo nutrirci di cose che ci piacciono, che attivano la nostra curiosità e la nostra fame di novità. Possiamo procurarci esperienze che ci fanno brillare gli occhi e ci rendono sazi e appagati. Senza riempirci, ma con la calma che ci permette di gustare ogni cosa. Nutrirci di bello ci rende ispirati e capienti. In genere anche più liberi.

 

Il riposo emotivo: accogliere e validare le nostre emozioni

Ci affatichiamo anche emotivamente e succede quando siamo impegnati a controllare quello che sentiamo, a moderare l’intensità e a gestire le nostre emozioni. Vorremmo non provare ansia, non arrabbiarci, superare la tristezza e andare avanti. Invece a volte abbiamo solo bisogno di prenderci il tempo e lo spazio per riconoscere quello che stiamo sentendo e darci il permesso di esprimerlo liberamente. Riposarci emotivamente ci permette di guadagnare un po’ di autenticità, senza la fretta di ricorrere a frasi fatte per archiviare il nostro sentire; cosi quando ci chiedono “come stai oggi?” ad esempio -se siamo sufficientemente distesi e a contatto con il nostro sentire- potremmo dire la verità di quel momento.

 

Il riposo sociale: procurarci relazioni nutrienti

Anche le nostre relazioni possono essere una fonte di stress e sovraccarico: quali relazioni ci deprivano di energie e quali relazioni ci nutrono, ci permettono di fare rifornimento emotivo?

Se la nostra vita relazionale ci richiede molte energie perché siamo impegnati a dare molto (in famiglia, a lavoro, nella comunità alla quale apparteniamo) abbiamo bisogno di procurarci un adeguato nutrimento relazionale per noi. Per dare agli altri, dobbiamo fare l’esperienza di ricevere, di prendere quello che ci serve a mantenerci vitali. Abbiamo supporto a sufficienza nella nostra rete relazionale? c’è uno spazio in cui gioire e rinfrancarci quando il mondo fuori chiede tanto?

 

Il riposo spirituale: che senso ha tutto quello che faccio?

Infine, abbiamo bisogno anche di un nutrimento emotivo che deriva dalla sensazione di appartenere a qualcosa di più grande di noi stessi e che ci aiuti a rispondere ad una domanda di senso che ciascuno di noi porta con se: perché facciamo tutto quello che facciamo? che senso ha la mia, la tua vita?

Eludere a lungo a questa domanda può generare un senso di inquietudine sfiancante perché ognuno di noi ha bisogno di sentire un senso di appartenenza e di scopo, di connettersi a propri valori profondi e rispondere al proprio bisogno di significato. Viktor Frankl diceva che “quando una persona non riesce a trovare un significato profondo nella vita, si distrae con il piacere”. Sarà per questo che ci impegniamo tanto a divertirci e documentarlo più possibile attraverso i social? A volte me lo chiedo, ma non ho una risposta. Trovare tempo e riposo per ascoltare i perché più profondi che animano il nostro fare è una ricerca faticosa, mi rendo conto, ma mi pare che ad un certo punto generi sollievo perché diamo proporzione alle cose importanti della nostra vita.

 

Forse non avresti mai pensato che riposare significhi fare spazio a cosi tanti bisogni diversi e questo elenco non serve certo a stancarci ulteriormente, ma vuole avviare una riflessione: ci stiamo occupando davvero delle nostre fatiche di questo momento presente? Possiamo iniziare a guardarci dentro e darci il permesso di fare spazio al riposo di cui abbiamo bisogno.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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