Quando ci sentiamo agitati e in ansia per qualcosa a volte tendiamo a liberarci da quella sensazione distraendoci, facendo altro, portandoci con la mente e con le nostre azioni, intenzionalmente, altrove. E’ un modo, che spesso ci hanno insegnato, per controllare quello che sentiamo dirigendoci proprio dove vogliamo noi e non dove ci troviamo interiormente in quel momento.

Se l’ansia è una marea di sensazioni intense (e di pensieri correlati) , il contrario dell’ansia pensiamo sia assenza di sensazioni e di pensieri. Cosi per trovare questo posto sereno, per non pensare e non sentirci agitati ci distraiamo, andiamo in palestra, andiamo a correre, incontriamo persone, ci impegniamo a lavorare. Pensiamo di calmarci e sollevarci da quella tensione facendo delle cose che ci piacciono: bere un caffè, fumare una sigaretta, pensare alle cose belle. Ma questo, forse te ne sarai accorto, non ferma il procedere dell’irrequietezza se non per qualche istante.

 

Il contrario dell’ansia è il contatto

Se il sollievo non arriva dall’andar lontano da dove viene allora? Dall’avvicinarci: a quella sensazione, a quel pensiero, a quel timore o quella fantasia. Avvicinarsi significa entrare in contatto, non vuol dire rimuginare o ristagnare. Significa ascoltare non perdersi e neanche lasciarsi inondare. Quando ci avviciniamo a quello che sentiamo per comprenderlo meglio, ci calmiamo perché mettiamo insieme aspetti che sono stati separati dentro di noi: quello che sentiamo da quello che riteniamo giusto volere, quello che siamo da quello che vorremmo essere, quello che dobbiamo da quello che vogliamo. Quando ci avviciniamo ci diamo la possibilità di ricucire questi aspetti di noi. E, magia, ci calmiamo!

Come succede ai bambini quando protestano: se vengono subito redarguiti, invitati a tacere o ignorati in genere alzano il tiro del conflitto; se invece ottengono ascolto rispetto ai loro bisogni di quel momento, non investono tante energie nella protesta e tendono a calmarsi. Funziona anche con quel bambino dentro di noi, che qualche volta protesta usando il linguaggio del corpo e della mente, nella speranza di essere ascoltato con attenzione.

Entrare in contatto con il nostro corpo che sente e con la nostra mente che pensa ci permette di imparare a stare con alcune esperienze che sono cosi come sono e non si possono controllare.

Superare l’ansia in questo senso non significa conquistare un panorama in cui non ci sono sensazioni ma in un posto in cui hai gli strumenti per avvicinarti a conoscere quello che incontri e puoi sostenerlo.

 

Cosa fare allora?

Perciò quando ti senti agitato e ti trovi ad adoperarti per fare altro e per non pensare, fermati e chiediti: a cosa penso se penso? cosa sento se mi fermo? E da li, da quel pensiero o da quella sensazione che puoi partire. Per conoscerla meglio e per ricucirla insieme alle altre parti di te. Se hai bisogno in questo lavoro di tessitura, posso aiutarti: lo possiamo fare insieme dal vivo o su skype.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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