Osservo spesso gli scambi fra adulti e bambini intorno a me: alziamo la voce per ricordare a nostro figlio che non si grida, a volte i bambini correggono i loro genitori con parole feroci, arriviamo a formulare ripicche e ricatti più o meno velati nei momenti in cui non ci sentiamo ascoltati. Se le osserviamo da fuori, queste dinamiche sembrano non avere senso, eppure accadono a tutti, tutti i giorni, e quando siamo noi ad essere coinvolti e a viverle da dentro, nella relazione con i nostri figli, sentiamo che è una reattività naturale, quella che emerge nelle relazioni più intime della nostra vita. Accorgercene e diventare gentili con noi stessi ci aiuta a scegliere come riparare; qualche volta ci permette di chiedere scusa e insegnare ai nostri figli proprio questo: possiamo sbagliare e riparare.

Una grande parte del mio lavoro è ascoltare e per me significa prestare attenzione non solo all’altro, come potremmo essere portati a pensare. Non so come sia per te, ma io riesco ad ascoltare bene l’altro quando sono in una posizione comoda, quando ho soddisfatto la mia sete, la mia fame, quando ho dormito a sufficienza, quando non ho (troppe) interferenze interne ed esterne. In genere, se ho ascoltato bene i miei bisogni – anche se non li ho potuti soddisfare tutti – sono più capace di essere davvero presente nella relazione con l’altro.

Ascoltati per capire tuo figlio nasce da due desideri profondi: il primo è aiutare i genitori a comprendere e soddisfare i propri bisogni mentre stanno in relazione coi propri figli, smettendo di mettersi in secondo piano e sentirsi in colpa nel prendersi il proprio spazio perché “prima vengono loro”. Accanto a questo, c’è un secondo desiderio: sollevare i genitori dalla sensazione di dover fare sempre qualcosa in più, per essere genitori migliori. Occuparmi dei genitori è un modo, il mio preferito, per occuparmi dei figli, per comprendere e decifrare i loro comportamenti.

 

Aiutare i nostri figli aiutando noi stessi

Dico spesso, anche se non è molto poetico affermarlo, che il compito dei genitori è molto stressante perché stare con i nostri figli ci invita più volte al giorno, tutti i giorni, a decentrarci da noi per occuparci di loro, mettendo in secondo piano i nostri bisogni. Ed è un compito faticoso e a tratti logorante anche perché i figli attivano la nostra reattività.

Gran parte della fatica che facciamo nasce dal fatto di trovarsi di fronte ad emozioni intense da gestire: un capriccio, una protesta, un’esplosione di rabbia, un comportamento inadeguato. Ci chiediamo spesso perché non ci ascoltino e se stiamo facendo bene oppure no, coltivando dubbi e sensi di colpa.

Di fronte a queste esperienze spesso reagiamo sentendo la necessità di definire limiti, correggere comportamenti, dare regole e farle rispettare. Reagiamo attivandoci a fare e questo complica la situazione perché aggiunge stress all’esperienza già complicata.

Così, per essere educatori e rispondere con lucidità ai loro comportamenti, dobbiamo riconoscere l’interferenza di questo stress e comprendere come possiamo prendercene cura. Lo dobbiamo a noi stessi e anche ai nostri figli: come possiamo aiutare loro a gestire la rabbia, la tristezza, la paura se noi per primi non ci diamo il tempo per entrare in confidenza con queste emozioni? Come diamo loro il permesso di sentire le emozioni se noi adulti non abbiamo padronanza di quello che sentiamo in quel preciso momento?

Sto con te mentre sto con me: una danza necessaria

In questo audiocorso ti guido in una danza, un allenamento ad alternare lo sguardo: da tuo figlio a te, e ritorno. Di cosa ha bisogno lui? Che cosa senti tu? Di cosa hai bisogno tu come genitore quando ti senti arrabbiato? Come può aiutarti questo a comprendere la rabbia di tuo figlio? Cosa ci consente di intervenire su nostro figlio scegliendo l’azione più adatta? Cosa, invece, ci aiuta a smettere di cercare affannosamente consigli e strategie per fargli capire che non deve fare questo o quello?

Educhiamo con il nostro esempio, prima di tutto. Quindi, non sarà possibile gestire le emozioni intense dei nostri figli se prima non sapremo sintonizzarci con loro e cogliere i bisogni sottostanti, sentirli come se fossero i nostri.

 

La chiave c’è: la regolazione emotiva e la sintonizzazione affettiva

È quello che facciamo quando di fronte a urletti o un volume di voce molto alto dei nostri figli, noi genitori rispondiamo a bassa voce e con tono rassicurante. Così, quasi come per magia, moduliamo il loro comportamento offrendoci come uno specchio da imitare. Oppure quando di fronte alla rabbia di nostro figlio rinunciamo ad intervenire correggendo il comportamento e ci prendiamo qualche secondo per metterci nei suoi panni per scoprire di fronte a quale stimolo si è accesa la sua rabbia. Se come adulti abbiamo familiarità con la rabbia, sappiamo che è un’emozione che si attiva di fronte alla sensazione di non veder riconosciuto qualche diritto. E sapendo che per noi è importante farci avanti e fare presente il bisogno, possiamo invitare nostro figlio a “dire con le parole quello che sente”.

La sintonizzazione affettiva ci permette di regolare emozioni e comportamenti.

Cosi come uno strumento non accordato non produce suoni puliti, allo stesso modo se non siamo adulti in grado di sintonizzarci sulle nostre emozioni, non sapremo regolare quelle dei nostri figli. Se impariamo ad ascoltare noi stessi, dandoci quello di cui abbiamo bisogno mentre siamo alle prese con il compito più difficile del mondo, saremo in grado di insegnare a nostro figlio a fare lo stesso con sé, cioè modulare le sue emozioni e i suoi comportamenti.

 

Gli strumenti per farlo

Come fare tutto questo in pratica? Con quali strumenti?

Con il gioco se i nostri figli sono molto piccoli, perché giocare è il contesto più concreto e il pretesto più adatto per dare parole e significati alle esperienze. Se sono più grandi, con l’ascolto e il dialogo delle loro storie, perché il loro pensiero e linguaggio astratto sapranno offrirci tanti spunti per amplificare le loro narrazioni.

In particolare nella box che arriva a casa ho inserito due strumenti: una ruota delle emozioni e 10 carte illustrate da Roberta Rossetti. Sono corredate da una guida per genitori con 12 spunti di attività da fare sia con le carte, sia con la ruota.

Le carte situazioni ci aiutano a ricostruire attraverso la fantasia i fatti, gli antecedenti rispetto alle vicende, gli stimoli che hanno acceso l’interruttore delle emozioni. Per noi genitori è un’occasione per allenarci ad ascoltare le loro narrazioni e, anziché aggiungere dettagli, possiamo invitarli a formulare ipotesi.

La ruota delle emozioni favorisce l’affioramento del legame tra esperienze e vissuti, costruendo un nesso tra lo stimolo e l’azione. È anche questo un pretesto per raccontare le nostre emozioni, nominandole e attribuendo loro un significato in un momento di calma.


Ascoltati per capire tuo figlio
è un audiocorso – come gli altri di Sintonia – che offre l’occasione per mettersi in ascolto, fare chiarezza dentro di sé ed entrare in contatto con i propri figli. Trovi tutti i dettagli qui per iniziare subito; se invece desideri fare questo viaggio insieme ad altri genitori, per contare sul supporto e la forza del gruppo, Educare, ascoltare è quello che fa per te.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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