Se c’è una cosa che ci accomuna tutti quando stiamo male è il desiderio di non voler più provare quell’emozione spiacevole che sperimentiamo in quel momento. Quando ascolto le persone nei primi incontri arrivano tutti con una richiesta: non voglio sentire quello che sento o almeno vorrei sentirlo meno, abbassarne il volume.

Cosi, non vogliamo provare ansia, non vorremmo sentirci arrabbiati, non vorremmo stare nella tristezza. A che serve? Bisogna andare avanti!

Mio figlio ad esempio l’altro giorno mi ha detto che il mio lavoro non funziona; gli ho domandato perché e mi ha risposto che, visto che non riesco a togliergli la paura della morte, non capisce cosa faccio davvero per rendere felici le altre persone. Potrei dire che ho un figlio esigente, invece penso che ha illustrato con tutta la logica di cui sono capaci i bambini, quello che pensiamo tutti noi: la serenità sta lontano dalle paure e se eliminassimo le cose che ci fanno stare a disagio saremo felici o di successo.

Spesso non riusciamo a tollerare l’intensità delle nostre emozioni, vorremmo sbarazzarcene, perché non riusciamo a decifrarle. Ad esempio, quando siamo in ansia generalmente ci attiviamo molto a risolvere il problema pratico o ci adoperiamo per evitare le situazioni ansiogene. E non riusciamo a fare proprio quello di cui avremmo davvero bisogno: accomodarci ad ascoltare il corpo e la mente che protestano per qualche bisogno che stiamo ignorando.

Calmati, non sta succedendo nulla

Quando ci accorgiamo di essere in ansia per qualcosa spesso ci diciamo “ok, calmati, non sta succedendo nulla“. Sopraggiunge un dialogo interno che ha l’intenzione di rassicurarci ma, senza accorgercene, è un’istruzione che suona svalutante per quella parte di noi che è in difficoltà. A volte ce lo siamo sentiti dire, proprio nel momento in cui dentro di noi stava succedendo tanto, anche troppo rispetto a quello che pensavamo di poter gestire. E, in questo dialogo silenzioso che intratteniamo con noi stessi, coltiviamo sfiducia verso il nostro sentire, verso il nostro corpo: sta succedendo qualcosa che merita attenzione oppure no? sono esagerato/a? è giusta la valutazione che fa l’altro di questo evento o è giusto quello che sto vivendo io?

Non ci pensare

Un’altra reazione in risposta alla nostra ansia (e in generale a tutte le emozioni spiacevoli) è quella di invitarci a non pensarci, a distrarci facendo altro. Ci sembra spesso un buon modo per affrontare la difficoltà anche perché a volte funziona: almeno per qualche momento ci procuriamo un po’ di sollievo, ci portiamo altrove. Ma in realtà stiamo accuratamente evitando la nostra difficoltà e la parte dentro di noi che è agitata e in ansia rimane trascurata e ignorata.

L’ansia è un segnale che chiede di essere decifrato, altrimenti è tenace e si ripresenta in un altro territorio della nostra vita. È po’ come una bambina capricciosa: per quanto tempo riuscirai a distrarla quando protesta? Per quanto tempo riuscirai a tenerla buona ignorando la sua richiesta? Cosa imparerà dall’essere trattata cosi? E infine, cosa pensi sia disposta a fare quando non si sente ascoltata con attenzione?

Imparare a confortarci significa rivolgerci alle nostre parti in difficoltà come faremmo con un bambino; e rivolgerci a noi come genitori affettuosi.

Fai spazio, incuriosisciti, fai amicizia con una nuova parte di te

Anche se l’emozione che sperimentiamo è spiacevole, raramente è pericoloso intrattenere con lei un piccolo incontro. La mindfulness con le pratiche di consapevolezza ci aiutano a farlo. Semplicemente ci diamo la possibilità di rinunciare a sfogare la nostra emozione oppure a reprimerla e ci permettiamo semplicemente di farne esperienza, nel nostro corpo, nel nostro respiro, nella mente.

Con curiosità ci avviciniamo ad osservare le sensazioni. Facciamo spazio anche intorno a quell’emozione che cattura tutta la nostra attenzione. Il più delle volte ci calmiamo come effetto collaterale dell’aver prestato un’attenzione aperta, non giudicante. Immaginiamo cosa potrebbe succedere a quel bambino o bambina dentro di noi, quando ci diamo la possibilità, anche per qualche respiro, di accogliere la sua esperienza cosi com’è, senza l’intenzione di sbarazzarci lei? cosa potrebbe succedere a noi se ci incuriosiamo di quello che ci succede, se non ci invitiamo a cambiare e se prestiamo ascolto ai nostri bisogni più intimi?

Per questa ragione, nelle scorse settimane, ho inserito nell’audiocorso RESPIRA E FAI PACE CON L’ANSIA sei tracce di mindfulness per approfondire il tema, per avere degli strumenti pratici per esplorare la nostra ansia e decifrarla ogni volta un po’ di più.  Se sei già iscritto le trovi accedendo alla tua area riservata, se non sei ancora iscritto puoi ascoltarle acquistando l’audicorso: fino a domenica 10 luglio puoi farlo con uno sconto del 15%.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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