Questo post mi frulla in testa da un po. Mentre affronto delle sfide personali e mentre ascolto quelle degli altri si fa strada una tenerezza verso alcune parti che scopro di me e degli altri (perché mi fanno il regalo di mostrarmele).

La riflessione nasce dall’osservare quante energie ciascuno di noi investe per evitare di fare i conti con le proprie debolezze, impegnandosi a coprirle e nasconderle. 

Molte (quasi tutte) le persone che arrivano da me vogliono “migliorare”, superare i propri limiti e le proprie difficoltà. E ci sta. Ma l’idea che mi sono fatta è che troppo spesso rincorriamo il mito che per stare bene bisogna vincere i nostri limiti e le nostre debolezze.

A volte ascolto storie di persone che per stimarsi di più vorrebbero cambiare. Cambiare quello che non gli piace di se stessi eliminando quei “difetti”. Oppure passano la vita per nasconderli. Il massimo che possono prospettarsi lavorando su se stessi è quello di accettarsi nonostante i propri limiti.

E invece no. E’ quando osserviamo, tocchiamo i nostri limiti e li accettiamo che diventiamo belli. Quando ci diamo il permesso di renderli visibili a noi stessi e agli altri. Quando ci restituiamo il coraggio di essere umani. Quando avviene questo incontro succede una magia: d’improvviso i tuoi limiti non raccontano tutto di te ma sono solo una parte di te. E tu sei anche altro. E anche i tuoi limiti. Perché siamo quello che siamo, con tutto quello che non siamo.

Ricordo sempre con affetto un mio professore che soffriva di balbuzie. Quando la sua difficoltà si presentava a lezione lui ironizzava benevolo su questa sua caratteristica spiegandoci come avveniva, quando si verificava e talvolta ci raccontava anche qualche aneddoto legato a questo. Mentre lo faceva, sistematicamente, avveniva la magia: il “difetto” scompariva. D’altronde, se ce l’ha fatta Nick (lo conosci?)…quale limite è veramente un limite?

Forse la vera domanda è: cosa possiamo fare delle nostre ferite e dei nostri limiti?

Io non lo so cosa sarei senza le mie ferite, davvero. So che quando mi sono avvicinata ad accettarle un po’ posando uno sguardo più benevolo sulle mie debolezze e le mie imperfezioni mi sono sentita più libera. So che grazie a quelle ferite ho scoperto tante cose e mi sono guardata dentro. So che grazie a loro, che non guariscono mai del tutto, posso ricordarmi che, a volte, tutto quello che posso fare è prendermene cura “facendoci i conti” tutte le volte che le reincontro. E che, grazie a loro, posso avvicinare le ferite degli altri. Perchè il mito del terapeuta come entità astratta che conosce teoricamente le tecniche e gli strumenti per poter guarire l’altro, che possiede la verità, infallibile ed immune dalla sofferenza è falso e finto come un fiore di plastica e i soldi del monopoli.

Tutti noi abbiamo una ferita da risanare. Ed è il rapporto con quella ferita che fa la differenza. 

Volersi bene, stimarsi è un’avventura lunga tutta una vita. Ma si può iniziare e ricominciare tutte le volte che vuoi.

Fra poco meno di un mese, insieme ad un gruppo di coraggiosi iniziamo l’avventura del corso online per coltivare una sana stima di noi: “Mi vado bene”. In tre settimane, un passo alla volta, ciascuno dalla propria casa e poi grazie al confronto con me e con gli altri partecipanti (se lo si desidera) ci avventuriamo a guardarci dentro, scoprire come ci buttiamo giù e cosa possiamo fare per volerci più bene. Ci sono ancora dei posti, ci sarai anche tu?

boxauthor

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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