Qualche settimana fa, mentre facevamo l’albero di Natale a casa ci siamo battibeccati con mio marito; non ricordo se il pretesto fossero le lucine o qualcos’altro ma improvvisamente, mentre realizzavo che quella scena l’avevo già vissuta, lui mi ha detto che si accorgeva che quel rito lo metteva sempre di cattivo umore. Cosi, quella rivelazione dritta al punto ci ha permesso di ironizzare e di raccontarci un pochino (compatibilmente con l’euforia di mio figlio di fronte a tutti gli oggetti da posizionare).

Dicembre, con il Natale e i bilanci di fine anno, è un periodo convulso. Non è un momento gioioso per tutti, perché spesso dietro alle lucine e ai pacchi si nascondono tantissime emozioni e ricordi che in questi giorni vengono a galla prepotenti. Sentirci di cattivo umore, tristi, malinconici, più soli del solito, e irritati da convenzioni che non sentiamo nostre sono esperienze frequenti in questo periodo dell’anno.

Natale accende i ricordi

Natale attiva dei ricordi dentro di noi, rievoca un passato con cui spesso non siamo a nostro agio o che ci fa ancora male. Quali esperienze abbiamo di questo momento nella nostra infanzia? c’era spazio per la magia? Venivano esauditi i nostri desideri di bambini perché qualcuno si era preso la briga di ascoltarli? Quanto piacere abbiamo respirato nelle riunioni di famiglia? Quali assenze hanno avuto un peso in questo momento?

Cosi insieme ai ricordi si attivano anche le nostre emozioni (piacevoli, spiacevoli o neutre) ogni volta che ci avviciniamo a questa ricorrenza.

Qualsiasi emozione emerge va bene: possiamo imparare a rispettarla e osservarla -insieme ai ricordi- come testimoni curiosi. Non solo a Natale, questo credo che valga sempre. Potremmo ricordarci che non dobbiamo essere niente di diverso: né felici se non lo siamo, né più buoni e generosi se non lo sentiamo. Non dobbiamo neanche fare necessariamente niente che non ci corrisponda: non dobbiamo brindare, scartare, donare e festeggiare cose che non sentiamo. Possiamo fare spazio e validare quello che sentiamo?

Natale è la festa della famiglia

Natale è la festa della famiglia e non so se questa è una buona notizia per tutti. 

Ad esempio, per chi ha perso una persona cara o ha appena affrontato una separazione o un divorzio, o per chi vive lontano da amici e familiari il Natale è un momento difficile. 

Ma non solo per queste persone. Le feste possono rivelarsi un momento critico anche per chi ha delle relazioni stabili e una vita moderatamente serena e tranquilla. Ad esempio l’annuale riunione di famiglia può essere stressante, sollevare vissuti sgradevoli e può metterci in crisi. Riemergono tensioni, antichi modi di stare in relazione e modi diversi di gestire lo stress. Quelle con i familiari sono anche le relazioni che non ci siamo scelti; i territori delle relazioni familiari sono quelli in cui abbiamo imparato a difenderci per cavarcela ma questo non vuol dire che non faccia ancora male incontrare le nostre ferite.  

Il Natale e l’aspettativa di felicità

Forse in questi giorni di luci e lustrini incontriamo anche un’aspettativa su come dovrebbe essere la nostra vita. Un’aspettativa di felicità e perfezione che coltiviamo insieme alla delusione che sperimentiamo quando osserviamo e confrontiamo l’ideale di perfezione con la realtà. La vita non perde di magia quando ci accorgiamo che non è perfetta. Non succede se ci diamo la possibilità di accogliere e onorare con uguale attenzione le cose piacevoli e spiacevoli, come abbiamo sperimentato nell’ultimo appuntamento su Zoom di quest’anno.

 

Cosa fare per vivere al meglio il Natale?

Non ho suggerimenti scintillanti. Se non uno, che trovo valido in ogni periodo dell’anno: possiamo augurarci di imparare ad accogliere le cose come sono, momento per momento, al meglio delle nostre possibilità. 

Non è un invito alla rassegnazione ma all’osservare e incontrare la nostra esperienza senza opporre resistenza. Se osserviamo cosa ci accade dentro potremo scegliere, di conseguenza, come calibrare il bisogno di intimità con noi stessi con il bisogno di vicinanza con gli altri. Un equilibrio sempre delicato da stabilire, Potremmo darci il permesso di sentire e quello di esprimere quello di cui abbiamo bisogno. Sarebbe una vera rinascita, non credi?

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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