Oggi rispondo ad una domanda che mi ha fatto tempo fa Claudia, che mi ha chiesto: “Qual è il modo migliore per spiegare le emozioni ai bambini fin da piccoli? È importante dare un nome alle emozioni o è sufficiente insegnare loro ad ascoltarle e farle emergere?”

Come spiegare quindi le emozioni ai bambini?

Una domanda bellissima, che mostra l’attenzione di Claudia per l’aspetto educativo e del ruolo che la comprensione delle emozioni ha nella crescita dei nostri piccoli.

La mia esperienza in ambito clinico mi permette di osservare come spesso molti dei problemi psicologici degli adulti sono dovuti alla difficoltà a riconoscere le proprie emozioni – paura,frustrazione, aggressività – e dargli un senso. Al contrario chi è in contatto con ciò che sente può utilizzare le emozioni per conoscersi e adattarsi meglio alle situazioni invece di sentirsi in balia di esse, può scegliere quando e come esprimerle, può regolarne l’intensità. Educare tenendo conto di questo significa perciò dare ai bambini e ai ragazzi strumenti per riconoscere, dare senso alle emozioni, proprie e degli altri.

Non so l’età del piccolo di Claudia, ma rispondo con delle indicazioni generali che potrà adattare con buon senso in base alle competenze relative alla sua preciso momento di crescita.

Il presupposto di base per aiutare i bambini ad entrare in contatto con questo aspetto è ovviamente che abbiano la libertà di esprimere le loro emozioni. Poi, per “spiegare le emozioni” come dici tu, è utile aiutarli a nominarle, così da dominarle.

L’obiettivo per noi non è soltanto che si esprimano in libertà (importante, certo) ma che gradualmente, a seconda dell’età, attraverso la nostra relazione con loro, scoprano anche come modulare l’intensità, scoprire di cosa hanno bisogno e agire di conseguenza.

Per fare tutto questo è importante prima dare un nome a ciascuna emozione e imparare a distinguerla dalle altre.
Facciamo un esempio?

Se osserviamo un bambino che piange al parco, Claudia come adulta può aiutarlo – mettendosi nei suoi panni e comprendendo come si sente – a trovare il modo migliore per gestire la situazione.

Vediamo insieme alcuni passi da fare:
1. Ascolta: accogli l’emozione che manifesta e invitalo a raccontare quello che è accaduto- “che succede?”
2. Rispecchialo: convalida la sua esperienza e date insieme un nome all’emozione. È arrabbiato perché gli hanno tolto la palla? È triste perché dovete andare a casa? È spaventato dall’arrivo improvviso di un cagnolino scodinzolante?
3. Aiutalo a rispondere al suo bisogno legato a quella precisa emozione. Se ha paura probabilmente ha bisogno di protezione, se è arrabbiato di fare presente un suo diritto, se è triste di trovare un modo per separarsi al meglio.

Per fare tutto questo e insegnare loro a gestire le loro emozioni, ovviamente, dobbiamo allenarci prima noi come adulti a familiarizzare con ciascuna di esse per darci la libertà di accoglierle e utilizzarle come segnali utili. 

E se hai bisogno di un confronto piu specifico a quattr’occhi invece mi trovi qui.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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