Una cosa che sicuramente non sai di me è che ho una terribile paura del vuoto.
Quelle poche volte che sono salita in seggiovia è stata un’esperienza di piacere mista a paura che ho affrontato distraendomi per quel che si può e guardando avanti, cercando di non pensare a quanto sarebbe stato spaventoso guardare giù. Ammiro con stupore chi ha il coraggio di fare un volo in deltaplano: vorrei tanto provarlo, non te lo nascondo, ma la paura al momento è troppa per scegliere di farlo.
C’è anche un altro genere di vuoto che fa paura ed è quella sensazione di vuoto interiore.
Ci sono sensazioni scomode da abitare, da cui vorremmo rifuggire e ignorarle. Anche parlarne a volte è scomodo e quando lo facciamo è più per capire come tenere a bada quelle sensazioni, come relegarle in un angolino perché non prendano troppo spazio.
Succede per tutte quelle occasioni in cui prevale il senso del vuoto, della mancanza. Hai presente? Sono quei momenti in cui finiamo per sentirci con una sorta di buco dentro.
Qualche volta capita quando incontriamo quella sensazione di non riuscire a tollerare una certa solitudine (e allo stesso tempo abbiamo una fame incolmabile di una maggiore vicinanza), del non sapere cosa sentiamo, del sentirci confusi perché “in realtà non so bene che cosa voglio, sono sempre indecisa su tutto”, del non sentirci abbastanza importanti per l’altro perché “vorrei che qualcuno si prendesse davvero cura di me”, del non sentirci mai abbastanza soddisfatti (“mi manca sempre qualcosa che non so cos’è”. “è tutto questo quello che voglio?”) o abbastanza adeguati, un po’ falliti, o inutili (ma ne vale davvero la pena?) oppure annoiati e apatici. Se le hai sperimentate qualche volta sai che più sono forti, più si aprono come una voragine dentro.
E che cosa si fa quando ci si trova in prossimità di una voragine?
Come si sta in un posto scomodo? Ci si adatta? Si cambia posto fuggendo a gambe levate? Si prova a colmare la voragine chiudendola con qualche tappo per evitare di caderci dentro?
In effetti ognuno ha un suo modo di reagire, ma spesso sono proprio queste le cose che facciamo istintivamente per cavarcela, e metterci in salvo: sentire il vuoto fa paura, genera inquietudine e tristezza e cerchiamo di evitare in qualche modo questa sofferenza.
Ma cosi facendo, c’è qualcosa che non funziona come vorremmo: le emozioni scomode e la sensazione di vuoto rimangono. E cresce anche la sensazione di pericolo.
Esiste quindi un altro modo per fare i conti con tutte quelle esperienze che hanno il sapore del vuoto interiore?
Secondo me sì, e puoi iniziare da qui: prova a visualizzare questo posto dentro di te come un luogo dove manca qualcosa, ma che è anche come un posto sufficientemente ampio e accogliente per conservare bisogni, desideri, aspirazioni, affetti, esperienze che ti hanno nutrito e aiutato ad essere come sei. Chiudere la voragine, evitarla, ti permette di non sentire la mancanza ma ti impedisce anche di connetterti con quello che c’è, con i tuoi bisogni e desideri più profondi.
La paura del vuoto può immobilizzarci a tal punto da non riuscire a guardarci dentro. Ma lì, insieme a quel marasma di emozioni scomode e sconosciute, e che proprio per questo fanno paura, quasi sempre ci sono anche le indicazioni per ritornare a conquistare quel senso di pienezza a cui aspiriamo.
Se anche tu ti accorgi di fare i conti con un’esperienza simile di tanto in tanto, fermati un attimo a pensare:
- Con quale tappo stai evitando fare i conti con la voragine? È una relazione, un passatempo, il tuo
lavoro, un tuo atteggiamento? - E se questa voragine non si chiudesse mai del tutto come sarebbe la tua vita?
- Di quale aiuto hai bisogno per iniziare a guardarci dentro proteggendoti dalla paura di cadere?
Pensaci. E se hai bisogno di aiuto io sono qui: ho più familiarità con il vuoto interiore che con quello esteriore e possiamo trovarci dal vivo o su skype.
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