Quando Anna si siede sulla poltrona mi dice subito di cosa vuole parlarmi, vuole andare dritta al punto. Sa che è una piccola cosa che la turba in questo momento e che forse è tutto amplificato per via del periodo difficile che abbiamo vissuto. Sa che è esagerata la sua reazione di rabbia verso i suoi figli, il suo compagno e i suoi colleghi a lavoro. Sa cosa dovrebbe fare e cosa no. Sa cosa la irrita degli altri, cosa la infastidisce di ciascuno di loro. Sa tante cose, per la verità. Ed ha fatto tante cose per risolvere il suo malessere, me le elenca con cura: sono tante, logiche e di buon senso. Ma non abbastanza, evidentemente.

Cosi, le chiedo come vuole essere aiutata e mi dice che vuole capire il significato di questa rabbia e desidera anche qualche consiglio su cosa fare per ritrovare un po’ di serenità.

Mi fermo a riflettere silenziosa, mentre lei mi scruta in attesa. Sento il timore che le mie eventuali risposte finiscano tra le cose che sa già e penso a quello che dice Chandra Livia Candiani quando afferma che

“l’assillo di dover capire equivale a un atteggiamento di cattura e riduzione al già noto. Ma comprendere invece può essere ascoltare e aspettare” [da “Il silenzio è cosa viva”].

Non capire d’altra parte, lo so, è un’esperienza spiacevole fino a sembrarci pericolosa, qualche volta: ci fa allertare perché non ci sentiamo al sicuro, se la testa non ha la sensazione di avere tutto sotto controllo.

Interpretare con la logica o comprendere con il sentire?

C’è un equivoco spesso sulla nostra richiesta di capire: vogliamo comprendere solo con la logica e per farlo ci soffermiamo a discutere con i fatti che ci succedono cercando di trovare spiegazioni e significati. A volte ci avventuriamo in interpretazioni che coinvolgono più generazioni. Le cerchiamo nel territorio della razionalità, della mente e ci allontaniamo da quello dell’esperienza dove il nostro sentire di pancia e di cuore, per cosi dire, conosce delle cose. Anche se non sa ancora spiegarle a parole. Stare con l’esperienza, sentire le nostre emozioni ci permette di conquistare una comprensione intuitiva.

È molto più facile imparare a nuotare facendo qualche esperienza del proprio corpo dentro l’acqua. Sarebbe lo stesso se ascoltassimo cosa e come fare a nuotare -in teoria- da un istruttore che illustra ogni passaggio mentre stiamo fuori dall’acqua?

Nella stanza della terapia facciamo lo stesso: ci restituiamo il permesso di sentire, facendo piccole immersioni -sostenibili- nelle nostre emozioni. Le sentiamo nel corpo e impariamo a riconquistare la comprensione intuitiva dei nostri bisogni.

Se ci ascoltiamo, diventiamo sensibili ed empatici

Qualche anno fa, stavo attraversando un momento molto difficile e la mia amica Manuela, dopo avermi chiesto di me ed avermi ascoltato in profondità, è rimasta in silenzio con gli occhi pieni di lacrime, poi mi ha abbracciato forte. Ha detto anche poche parole, che non ricordo affatto. So di aver fatto l’esperienza di essere stata sentita, di averla sentita vicina nella mia difficoltà. L’ho incontrata in quel territorio intimo perché Manuela non si spaventa di quello che sente.

Quando siamo di fronte alle emozioni degli altri, che siano i nostri figli o altre persone per noi significative, spesso facciamo gli istruttori che “spiegano” le emozioni: ci piacerebbe calmare, contenere, gestire o trovare soluzioni per le difficoltà degli altri. Forse ci adoperiamo tanto a spiegare perché siamo disagio anche con il nostro sentire?

Quando ci ascoltiamo invece e abbiamo familiarità con le nostre emozioni, sappiamo ascoltare e aiutare anche gli altri: a volte con le parole, a volte con gesti silenziosi. Diventiamo letteralmente sensibili (cioè capaci di sentire) ed empatici.

Da questa intenzione profonda e dal desiderio di coltivare la nostra capacità di incontrare le emozioni cosi come sono, nasce la giornata intensiva dedicata ai genitori e i propri figli che si terrà il 5 settembre, fra le montagne trentine. Una giornata per ascoltarci attraverso la mindfulness e altre attività, stando a contatto con la natura e con noi stessi. Se vuoi saperne di più e vuoi iscriverti trovi tutti i dettagli qui e un breve video di presentazione nel video quaggiù.

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Psicologa delle relazioni interpersonali. Amo accogliere e accompagnare verso il cambiamento le persone che attraversano un momento critico.

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